Il “Macro” francese di Odile Decq. Pronto il Frac di Rennes, contenitore monolitico per 4000 opere contemporanee. La geniale darkitetta fa ancora centro, giocando tra gravità e sospensione
Inaugura a nord est di Rennes, in Bretagna, la nuova creazione di Odile Decq, la darkitetta parigina venuta alla ribalta con il Macro di Roma, sempre più spesso interprete contemporanea di edifici museali. Con una peculiarità: difficilmente le creature della Decq possiedono quell’anima deperibile ed effimera che spesso accompagna quel tipo di architetture, troppo spesso […]
Inaugura a nord est di Rennes, in Bretagna, la nuova creazione di Odile Decq, la darkitetta parigina venuta alla ribalta con il Macro di Roma, sempre più spesso interprete contemporanea di edifici museali. Con una peculiarità: difficilmente le creature della Decq possiedono quell’anima deperibile ed effimera che spesso accompagna quel tipo di architetture, troppo spesso vittime di ingranaggi comunicativi accelerati e distorti.
Il nuovo museo bretone, FRAC/Fond Régionale d’Art Contemporaine – progetto vinto attraverso una competition internazionale nel 2005 – si presenta come un blocco monolitico costituito da due parallelepipedi innestati su un interstizio verticale. Solido, materico. L’intero corpo è rivestito da calcestruzzo antracite con sfumature dense di nero e di blu, che variano al variare della luce ambientale, essendo al contempo assorbenti e riflettenti. La stessa parte di facciata lasciata trasparente, è in realtà di un vetro opaco tinto di grigio, effetto che tende a non svelare subito l’anima cava dell’edificio, mantenendo un velo di mistero che spinge il visitatore a entrare.
Se l’esterno comunica una certa sensazione di impenetrabilità, l’interno possiede invece diversa natura: molto più vasto, il volume scavato si nutre della pioggia di luce proveniente dai piani superiori, costituiti da un insieme di rampe e connettivi di distribuzione. Una promenade architecturale. Lo spazio, decentrato, declina punti di vista tutti diversi, che ritmano il passaggio del visitatore. Decq lavora sul concetto di «hyer tension», compiendo un percorso dinamico, tutto orientato alla possibilità della scoperta.
L’edificio dispone di 3800 mq di superficie utile, ripartita in quattro settori. Il piano ipogeo accoglie i magazzini e i laboratori tecnici. Il piano terra ospita invece i servizi d’accoglienza primari – foyer, caffetteria, libreria – e un auditorium da 110 posti (identico a quello a forma di conchiglia arancione già visto al Macro). Al primo piano sono stati creati tre spazi espositivi da 1000 mq ciascuno, declinati in tonalità neutre e illuminati con luce per metà naturale e per metà artificiale. L’ultimo piano è riservato invece ai servizi amministrativi ed educativi, nonché un atelier d’experimentation e un archivio documentario di circa 400 mq.
E le opere? Il museo ne possiede in collezione ben 4000, un patrimonio contemporaneo suddivisibile per macro aree tematiche o in base ad alcune figure di artisti: l’astrazione lirica, Raymond Hains e Jacques Villeglé, l’arte e la natura, cinema/fotografia e arti plastiche, gli sguardi che gli artisti hanno sulla storia, gli ensambles monografici. “Un luogo d’arte contemporanea trattata come un’esperienza di sensazione”. Parola di Odile Decq.
– Giulia Mura
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