Kassel Updates: Il film più lungo di sempre è a dOCUMENTA (13). E lo firma Nanni Balestrini, maestro del montaggio di frammenti, tra suoni e visioni. In anteprima una demo di Tristanoil
Il film più lungo della storia è Tristanoil. Life Destroyers di Nanni Balestrini, presentato in questi giorni a Documenta (13) – e di cui Artribune vi mostra in anteprima una demo. Il loop (che non deve ripetere nessuna delle scene utilizzate) dura infatti 2.400 ore, l’intero tempo della mostra di Kassel. Fin dal titolo (riferimento […]
Il film più lungo della storia è Tristanoil. Life Destroyers di Nanni Balestrini, presentato in questi giorni a Documenta (13) – e di cui Artribune vi mostra in anteprima una demo. Il loop (che non deve ripetere nessuna delle scene utilizzate) dura infatti 2.400 ore, l’intero tempo della mostra di Kassel.
Fin dal titolo (riferimento diretto alla multinazionale petrolifera), l’opera richiama il primo romanzo di Balestrini, Tristano, del 1966, che declinava in chiave narrativa – traducendolo dalla poesia sperimentale – il montaggio di frammenti. Dunque, da oltre cinquant’anni, Balestrini usa e sviluppa questa modalità come sguardo sul mondo, identificando la realtà con il linguaggio (sia letterario che visivo) e sfruttandone appieno le potenzialità. Tristanoil si presenta come parte di un percorso coerente, di cui rilancia al tempo stesso obiettivi e schemi: qui il ‘progetto di scrittura’ condotto attraverso la pratica combinatoria si incarica ambiziosamente di indagare la realtà contemporanea, ricercando con mezzi aggiornati l’effetto di totalità e di immersione.
Una frase del film, in particolare, è in questo senso programmatica: “the chosen theme obliges me to restrict myself to decisive events”. Il ‘tema scelto’ è il presente, la storia, lo spirito del tempo; mentre gli ‘eventi’, i frammenti messi in sequenza, sono: spezzoni di serie tv americane anni ’70, Wall Street mediata dalla CNN, una piattaforma petrolifera incendiata in mezzo all’Oceano. E molto, molto altro ancora. Su tutto, scorrono suoni, parole, echi verbali. E un velo liquido, bituminoso, che connette e insieme separa le visioni.
La realizzazione video dell’opera è di Giacomo Verde, il soundscape è a cura di Morgan Bennett, mentre il software che regola la generazione continua dei contenuti è di Vittorio Pellegrineschi e della NABA – Visual, Multimedia and Performing Arts Department.
– Christian Caliandro
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