L’Italia street, nella Berlino undergound. Storie di italiani in fuga, intercettati in terra germanica. Abbiamo incontrato Ale Senso, artista dello spazio Xlab
L’annosa questione dei cervelli in fuga. Scienziati, intellettuali, artisti: gente che se ne va, in cerca di successo o magari solo di attenzione. Tantissimi i giovani italiani migranti, per un esodo che, lungo le vie dell’arte più di ricerca, ha alcune destinazioni obbligatorie: New York, Londra, Parigi, Bruxelles, adesso anche Pechino e Shanghai. E poi […]
L’annosa questione dei cervelli in fuga. Scienziati, intellettuali, artisti: gente che se ne va, in cerca di successo o magari solo di attenzione. Tantissimi i giovani italiani migranti, per un esodo che, lungo le vie dell’arte più di ricerca, ha alcune destinazioni obbligatorie: New York, Londra, Parigi, Bruxelles, adesso anche Pechino e Shanghai. E poi (anzi, soprattutto) Berlino, con quell’appeal tutto speciale che non accenna a impallidire: piazza internazionale, teatro di sana sperimentazione, ma anche città very cheap, a portata di tasche. Vantaggio non da poco.
“L’Italia è un paese di artisti, di creativi, di gente fantastica e conviviale, ma questo, purtroppo, non va di pari passo con un sistema sociale obsoleto e auto-conservatore. Gli artisti giovani che vorrebbero costruire nuove alternative si ritrovano a fare i conti con un sistema ufficiale che spesso li respinge piuttosto che accoglierli, sotto l’aspetto ed economico”. A parlare è Ale Senso (al secolo Alessandra Odoni, classe 1977), che nella capitale tedesca ci vive da un paio d’anni. Tra le figure più interessanti del mondo del writing, Ale ha un segno grafico incisivo, poetico, con cui reinventa spesso spazi abbandonati, dal fascino decadente: grandi interventi su muri scrostati e malmessi, per un mix di toni naif e romantiche stratificazioni di segni, simboli, citazioni, figure, attingendo dalla tradizione religiosa, dal neo-gothic, dal fantasy, dal fumetto, dalla cultura classica, dal surrealismo, dalla pittura di paesaggio, dall’immaginario post-industriale.
Tra le varie collaborazioni anche quella con lo Xlab Corrosive Farm, nel quartiere di Kreuzberg. Uno di quei posti che raccontano la Berlino underground, fatta di piccole iniziative private, di entusiasmo, di energia ben canalizzata e ben recepita. Perché Berlino resta una di quelle città in cui hai la sensazione che le cose possano accadere e decollare davvero, anche se parti da zero. ”Berlino – aggiunge Ale – è povera ma sexy, come ha detto il sindaco Klaus Wowereit”. Sexy: parola azzeccata. Ed è proprio un’altra italiana, Paola Verde, ad aver fondato qui, assieme a Marcello Gungui, Xlab, fortunato progetto dedicato alle controculture e all’arte contemporanea anti-maninstream. Uno spazio presto diventato crocevia di artisti e appassionati del genere. E che di italiani ne ha chiamati a raccolta parecchi, tra quelli che hanno esposto una tantum e quelli fissi in scuderia: Giacompo Spazio, BlackMaui, WelcomeToMars, Seacreative, El Tilf + Tenia, ProfBadTrip tribute, Vincenzo Pattusi, Andrea Chiesi, Vincenzo Grosso.
Storie di art community italiche a Berlino: micro arterie creative, nel cuore street e underground di una città operosa.
– Helga Marsala (ha collaborato Caterina Misuraca)
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