Qui si fa così: ho vinto una open call. C’è la conferma ufficiale: Alfredo Cramerotti curerà il padiglione del Galles alla Biennale d’Arte del 2013. E lui si racconta ad Artribune
È ufficiale: Alfredo Cramerotti, classe 1967, sarà il curatore del padiglione gallese alla prossima Biennale d’Arte di Venezia. Ed è ufficiale, concedetecelo, anche che Artribune porta buono, e comunque ci azzecca sempre: era accaduto per Vincenzo de Bellis alla direzione di MiArt, accade ora con Cramerotti, che noi davamo per favorito nell’incarico già un paio […]
È ufficiale: Alfredo Cramerotti, classe 1967, sarà il curatore del padiglione gallese alla prossima Biennale d’Arte di Venezia. Ed è ufficiale, concedetecelo, anche che Artribune porta buono, e comunque ci azzecca sempre: era accaduto per Vincenzo de Bellis alla direzione di MiArt, accade ora con Cramerotti, che noi davamo per favorito nell’incarico già un paio di settimane fa. Da un anno è il direttore del centro d’arte contemporanea più importante del Galles – il Mostyn –, e lo abbiamo raggiunto telefonicamente nella città dove vive e dove si trova il centro che dirige: Llandudno. Non ha avuto dubbi la commissione dell’Art Council of Wales, che ha decretato la sua proposta vincitrice del concorso indetto per il padiglione a Venezia (“Qui si fa così: viene lanciata una open call per trovare il curatore”, spiega). Facile capire subito anche come fuori dall’Italia sia possibile farsi valere per il proprio merito, malgrado lui neghi di essere scappato definitivamente: “Tornerei anche in Italia, se ci fosse una buona occasione”.
L’ha portato fuori dall’Italia la continua sensazione di incompletezza, una necessità di continuare a imparare. Ha lasciato Trento per la prima volta per frequentare in Toscana la facoltà di architettura. Non l’ha finita, ma ha aperto una galleria: “In tre anni ho fatto cinquantaquattro mostre, secondo un ritmo intensissimo, quasi folle, che riuscivo a tenere solo perché ero giovane”, scherza. Del resto l’arte è nel suo DNA, visto che il fratello è pittore.
Lui stesso ama definirsi artista, piuttosto che curatore, perché “quando fai un lavoro curatoriale, approfondisci una ricerca e la presenti al pubblico in modo discorsivo, anche questo è fare arte”. E a Londra è giunto come artista in residenza al Florence Trust Studio, poi la sua eclettica formazione è passata nel 2000 per Berlino, per un master universitario triennale di “arte nel contesto”, poi studi critico-teorici a Malmö in Svezia. “Vivevo a Copenhagen, dove lavoravo anche in TV. A Berlino lavoravo in radio: mi è sempre piaciuto avere un piede nell’arte e uno altrove, ad esempio nei media o nel commercio”. Nel 2008 è a Derby, incaricato di inaugurare come curatore capo un nuovo spazio espositivo: il QUAD. Il resto è storia nota: “Non posso anticipare nulla per contratto –, oppone alle domande sulla Biennale -. La mostra di Bedwyr Williams sarà un percorso attraverso stanze diverse all’interno della Ludoteca tra i Giardini e l’Arsenale. Qui lo spettatore sarà coinvolto in una sfida della percezione fisica di quanto lo circonda”.
– Mariella Rossi
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