Biennale Architettura, 18 eventi nel segno del “common ground”. Mostre, talk, premi. Dal cinema sull’acqua di Ole Scheeren al controverso Palais Lumière di Pierre Cardin
Manca poco più di un mese all’opening. La 13° Biennale d’Architettura è alle porte, con la direzione di David Chipperfield e con quel titolo, Common Ground, che rimanda direttamente al terreno fra gli edifici urbani: spazi della città, ma anche, metaforicamente, spazi politici, sociali e pubblici, creati dagli edifici stessi. Una mostra, dunque, che punta i riflettori […]
Manca poco più di un mese all’opening. La 13° Biennale d’Architettura è alle porte, con la direzione di David Chipperfield e con quel titolo, Common Ground, che rimanda direttamente al terreno fra gli edifici urbani: spazi della città, ma anche, metaforicamente, spazi politici, sociali e pubblici, creati dagli edifici stessi. Una mostra, dunque, che punta i riflettori sulle pratiche condivise, sui territori comuni, sia fisici che intellettuali, sul dialogo, le affinità, le occasioni di scambio e contatto.
Attitudine che trapela anche dal ricco cartellone di eventi collaterali, disseminati in varie location veneziane. Come nel caso del Salon Suisse, che a palazzo Trevisan degli Ulivi metterà in scena una open talk in cui professionisti e cronisti esamineranno alcune delle questioni che definiscono teoria e pratica dell’architettura contemporanea. O come Archipelago Cinema, auditorium flottante progettato dall’architetto Ole Scheeren, in cui avranno luogo una tavola rotonda e la première mondiale del film Against All Rules di Horst Brandenburg.
Di “common ground” si parla con Inter Cities / Intra Cities: Ghostwriting the Future, all’Arsenale, curata da The Oval Partnership, dove si indaga il modo in cui Hong Kong prova a coinvolgere i suoi cittadini nel percorso di definizione del futuro.
Due premi importanti sono il “BSI Swiss Architectural Award 2007-2012”, documentato e analizzato nell’omonima mostra, con annessa conferenza, alla Fondazione Querini Stampalia, e poi il concorso “YAA – Young Arab Architects”, riservato a giovani architetti dei 21 paesi della Lega araba: progetti e visioni per un prossimo “common ground” interculturale, in mostra a Ca’ ASI.
Ancora mostre con Programmare l’arte. Olivetti e le Neoavanguardie cinetiche, allestita al Negozio Olivetti di Piazza San Marco, evento che riprende l’esposizione del 1962 ospitata in uno showroom Olivetti a Milano, con gli artisti del Gruppo T (Anceschi, Boriani, Colombo, De Vecchi, Varisco), del Gruppo Enne (Biasi, Chiggio, Costa, Landi, Massironi), insieme a Munari, Mari e Alviani.
Sempre alla Querini Stampalia è la mostra dedicata ad Alvaro Siza: i disegni e i ritratti, i viaggi all’estero, i momenti liberi dal “peso del lavoro, le cene con gli amici, le fotografie, gli appunti e tutto quel materiale umano che ne ha hanno nutrito l’immaginario e la sensibilità.
Da scoprire anche il progetto del Palais Lumière dello stilista di origini trevigiane Pierre Cardin, gigantesco grattacielo ecosostenibile destinato a un’area degradata di Venezia, in zona Porto Marghera. Tradotto in numeri: 6 dischi sostenuti da 3 torri asimmettriche, per 225 metri di altezza, 42 ascenzori, 4 ettari di giardini pensili, 250 camere di hotel deluxe, 9 cinema, 6 teatri, e poi bar, ristoranti, appartamenti: una futuristica – e un filo pacchiana – cittadella del terzo millennio.
La struttura – che costerebbe circa due miliardi di euro e che durante la Biennale viene presentata negli spazi del Concept Créatif International Pierre Cardin – è da tempo al centro di polemiche dopo la bocciatura dell’Enac – Ente Nazionale Aviazione Civile: troppo alta e troppo vicina all’aeroporto Marco Polo. Il prossimo 25 luglio un summit con le varie Istituzioni coinvolte, tecnici e architetti, dovrebbe definitivamente dirimere la questione.
– Helga Marsala
www.labiennale.org/it/architettura
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