Arte e moda, eterne sorelle? Il Mumok di Vienna celebra un sodalizio vecchio oltre un secolo. Con un mostra che mette insieme Christo, Cindy Sherman e Salvador Dalì. Nel nome del fashion

La moda ha buon fiuto per ciò che è attuale, dovunque esso si muova nel folto di tempi lontani. Essa è un balzo di tigre nel passato. Solo che ha luogo in un’arena in cui comanda la classe dominante. Lo stesso salto, sotto il cielo libero della storia, è il salto dialettico, e come tale […]

La moda ha buon fiuto per ciò che è attuale, dovunque esso si muova nel folto di tempi lontani. Essa è un balzo di tigre nel passato. Solo che ha luogo in un’arena in cui comanda la classe dominante. Lo stesso salto, sotto il cielo libero della storia, è il salto dialettico, e come tale Marx ha concepito la rivoluzione”. Riflessioni tra storia, filosofia e sociologia, rubate a quello straordinario pensatore “della soglia” che fu Walter Benjamin.
La moda: un fatto di linguaggio, di semiotica, di rappresentazione del gusto e dell’identità sociale; un “luogo” estetico, tra ricerca creativa e indagine intorno al senso della visione. Ma anche uno strumento di analisi storica, nell’incastro sempre complesso fra presente e passato, tradizione e sperimentazione, radici e orizzonti nuovi. Vista in questi termini, le affinità con l’arte andrebbero ben oltre qualche simpatia superficiale. In tanti lo pensano. E le continue – spesso estreme – interazioni tra i due campi ne sono la testimonianza puntuale.
Da questi assunti parte la mostra Reflecting Fashion. Art and Fashion since Modernism, allestita al Mumok di Vienna fino al 23 settembre 2012, nell’ambito del mega festival MQ Summer of Fashion, promosso dal MuseumsQuartier.

Hans Bellmer La Bouche 1935 collection mumok © VBK Wien 2012 Arte e moda, eterne sorelle? Il Mumok di Vienna celebra un sodalizio vecchio oltre un secolo. Con un mostra che mette insieme Christo, Cindy Sherman e Salvador Dalì. Nel nome del fashion

Hans Bellmer, La Bouche, 1935, collection mumok, © VBK Wien, 2012

Con un occhio al passato remoto e alle intuizioni di autori come Beaudelaire, Salvador Dalì, Sonia Delaunay, Giacomo Balla, Hans Bellmer, il progetto curato da Susanne Neuburger indaga gli exploit creativi, le tangenze e i conflitti, le contaminazioni e i continui, reciproci furti che hanno visto l’arte contemporanea e la moda protagonisti di un affascinante match, a partire dagli anni Sessanta del Novecento: una controversa storia di passione, che ha ricamato una costellazione luminosa di segni, oggetti, codici, icone, lungo la linea circolare e aperta della storia dell’immagine.
Nel tour proposto dal Mumok incontriamo nomi come Ellsworth Kelly, Cindy Sherman, Niki de Saint Phalle, Daniel Buren, Cindy Sherman, Silvie Fleury, Elisa Schiapparelli, Yayoi Kusama, Valie Expert… Fino a quell’esemplare Wedding Dress di Christo e Jean-Claude, performance del ’67, raccontata da un celebre scatto di André Grossmann: una modella scalza, vestita con short e top bianchi di seta, trascina un ingombrante  package, legato al corpo tramite una sistema di funi. Candida sposa, attaccata al giogo (invisibile) di un destino non banalmente lieto: l’ironico presagio si dichiara tutto nell’improbabile abito nuziale, simbolo rovesciato e tramutato in tagliente concetto.

– Helga Marsala

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Helga Marsala

Helga Marsala

Helga Marsala è critica d’arte, editorialista culturale e curatrice. Ha insegnato all’Accademia di Belle Arti di Palermo e di Roma (dove è stata anche responsabile dell’ufficio comunicazione). Collaboratrice da vent’anni anni di testate nazionali di settore, ha lavorato a lungo,…

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