Italiani all’estero, baciati dalla sorte. Vuoi partecipare alla nuovissima Biennale di Smirne? E che problema c’è. Basta sborsare un piccolo gettone…
La lettera esordisce così: “Caro artista, sono lieto di informarti che sei stato selezionato tra 1400 artisti…”. E già basta quel primo rigo, così formale e anonimo, a farti intravedere l’allarme bufala. Soprattutto se tu, il fortunato prescelto, nemmeno l’hai mai fatto l’artista. Di concorsi-truffa, mostre taroccate e recensioni prezzolate, ne abbiamo segnalati spesso. Ma […]
La lettera esordisce così: “Caro artista, sono lieto di informarti che sei stato selezionato tra 1400 artisti…”. E già basta quel primo rigo, così formale e anonimo, a farti intravedere l’allarme bufala. Soprattutto se tu, il fortunato prescelto, nemmeno l’hai mai fatto l’artista.
Di concorsi-truffa, mostre taroccate e recensioni prezzolate, ne abbiamo segnalati spesso. Ma il fenomeno non è certo tutto nostrano. La casistica si allarga oltreconfine e, in questo caso, ci porta fino in Turchia. Il privilegio che ci era capitato in sorte, annunciatoci dalla gentile missiva, era nientepopodimeno che una partecipazione alla seconda Biennale Internazionale di Izmir, in programma per il prossimo 30 aprile.
Dunque, accantonando per un attimo la solita diffidenza, a leggere l’elenco dei partner la cosa non pareva così male: il comune di Izmir, il Ministro della Cultura e del Turismo, il Museo Nazionale d’Arte e Scultura, l’Università. E il mittente? Tale Seba Art Gallery, soggetto organizzatore. Immediatamente torna la puzza di frode. Così, procedendo tra form da compilare, codici e codicilli, ecco il tassello che mancava: il famoso fee di partecipazione. Cinquanta euro? Cento? Eh no, non è mica un concorso di provincia. Qui si tratta di una biennale, in uno dei Paesi oggi più significativi per l’arte contemporanea. E allora? Allora c’è che se vuoi fare la Biennale di Smirne devi tirare fuori 2mila euro, tondi tondi, da inviare tramite bonifico alla suddetta galleria.
Vabbuò, la cifra è tosta ma almeno ci copri tutte le spese? Magari. Una nota, in fondo, precisa che trasporto, assicurazione e magazzino sono esclusi; e così è per produzione, allestimento e riconsegna opere, tutte voci da cui la galleria declina ogni responsabilità. Viaggio e alloggio? Manco a parlarne: la presenza dell’artista non è richiesta. In compenso, però, il catalogo è in omaggio. Giusto una copia, ma meglio che niente.
Non si capisce come sia possibile che una truffa di tale portata sia avallata da istituzioni locali, musei e atenei. Ma trattandosi già della seconda edizione, il dubbio è che con la prima abbiano abboccato un bel po’ di sprovveduti pesciolini…
– Helga Marsala
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