Addio. Questa pagina si autodistruggerà nel giro di due giorni. Il Museo Madre muore, in senso informatico. L’account twitter chiude e il sito web è già off. Ma dalle dirigenze arriva la smentita: è un bluff

Gli scioperi? Se quelli tradizionali, con sit in e cortei, ormai non se li fila più nessuno, e nel disinteresse generale della politica, assomigliano spesso a inutili rituali urbani, qualcuno ha pensato di bene di ricorrere al web. Spostando la protesta nel campo – affollatissimo e strategico – dei social network. Sciopero 2.0, dunque. Lo […]

Gli scioperi? Se quelli tradizionali, con sit in e cortei, ormai non se li fila più nessuno, e nel disinteresse generale della politica, assomigliano spesso a inutili rituali urbani, qualcuno ha pensato di bene di ricorrere al web. Spostando la protesta nel campo – affollatissimo e strategico – dei social network. Sciopero 2.0, dunque.
Lo ha fatto il Madre di Napoli, ieri, 4 luglio 2012, pubblicando una sequela di cinguettii-avvertimenti, dal tono caustico e perentorio. Eccoli:
Tweet n° 1: “Tutti i servizi online del museo madre sono sospesi in quanto la fondazione e’ morosa e non paga i servizi ormai da anni”;
Tweet n°2: “Questo account twitter verrà cancellato entro due giorni. È stato un onore fornirvi questo servizio. Addio a tutti”;
Tweet n°3: “Intanto il consiglio di amministrazione della fondazione Donnaregina si è attribuito uno stipendio di 80mila euro a testa”;
Tweet n°4: “Ci teniamo a precisare che la protesta e il blocco dei sistemi online del madre non è effettuata dalla Scabec”;
Tweet n° 5: “Il blocco dei sistemi per protesta è effettuato dal professionista responsabile dei sistemi informativi del museo”.

twitt madre con logo Addio. Questa pagina si autodistruggerà nel giro di due giorni. Il Museo Madre muore, in senso informatico. L'account twitter chiude e il sito web è già off. Ma dalle dirigenze arriva la smentita: è un bluff

L’ultimo post è delle ore 22.19 di ieri. Dopodiché, il silenzio. Nel mezzo, tra una stilettata e l’altra, messaggi di solidarietà dai vari follower, vicini ai lavoratori del Museo e all’Istituzione che naviga ormai da tempo in torbide acque. Un altro twitt, in risposta a qualcuno che chiedeva ragguagli sulla situazione generale, chiarisce: “No il museo è aperto… ma è vuoto”. Insomma, per il Museo Donna Regina è il canto (anzi il cinguettio) del cigno: morto, segnale assente, elettroencefalogramma piatto, fine delle trasmissioni.
Chi gestiva i servizi on line saluta e se ne va, annunciando lo spegnimento definitivo di fan page e account sui social network, ma non solo: anche il sito web è sparito, morto, irraggiungibile. L’azione di protesta si unisce al coro generale di denunce: il dito è puntato ancora contro una condizione finanziaria disastrosa, che affonda nel mare nero di una morosità progressiva la storia attuale di uno dei più importanti musei d’arte contemporanea del Paese.
Nel frattempo, dalla palude, emerge un cenno di vita. Come raccontato su Artribune dal presidente della Fondazione Donnaregina, Pierpaolo Forte, giusto pochi giorni fa, c’è tutta l’intenzione di sanare il buco e di far ripartire la macchina. Pare si stia lavorando per questo, cominciando proprio da un bando pubblico, con cui individuare il prossimo direttore.  Ed è proprio Forte a rispondere – stavolta con una nota su Facebook – addebitando ad “intrusi” gli incidenti informatici: “ Il Presidente, a nome di tutto il museo, si scusa con i followers ed i lettori per gli inconvenienti, e comunica che la fondazione sta provvedendo a sporgere denunzia alle autorità competenti ed a ripristinare la situazione”. Attacco hacker? Chissà…

– Helga Marsala

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Helga Marsala

Helga Marsala

Helga Marsala è critica d’arte, editorialista culturale e curatrice. Ha insegnato all’Accademia di Belle Arti di Palermo e di Roma (dove è stata anche responsabile dell’ufficio comunicazione). Collaboratrice da vent’anni anni di testate nazionali di settore, ha lavorato a lungo,…

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