Da Pina Bausch a Martufello. La deriva dell’Estate Romana al tempo di Alemanno e del cattivo gusto al potere. L’ulteriore taglio dei fondi alla cultura coincide, tragicamente, con la morte di Renato Nicolini
C’è qualcosa di micidiale e beffardo nella coincidenza: lo stesso giorno in cui il Comune di Roma, nel previsionale di bilancio di decurtare di un’ulteriore decina di milioni al budget culturale scompare Renato Nicolini, indimenticato assessore alla cultura per nove anni a cavallo tra i Settanta e gli Ottanta e inventore dell’Estate Romana, ovvero di quella […]
C’è qualcosa di micidiale e beffardo nella coincidenza: lo stesso giorno in cui il Comune di Roma, nel previsionale di bilancio di decurtare di un’ulteriore decina di milioni al budget culturale scompare Renato Nicolini, indimenticato assessore alla cultura per nove anni a cavallo tra i Settanta e gli Ottanta e inventore dell’Estate Romana, ovvero di quella disordinata e energetica serie di eventi effimeri che riportarono i romani, in tempi di anni di piombo, a uscire di casa ed a popolare monumenti e piazze in nome di una cultura “alta per tutti”.
Torniamo ad oggi. Il Comune di Roma trovatosi spiazzato dalla impossibilità di (s)vendere l’azienda municipalizzata dell’acqua (erano previsti 200 milioni di ricavo) ha pensato bene di recuperare il denaro tagliando qua e la. Non crescendo in efficienza, non rimandando a casa una parte o tutti i beneficiati da “parentopoli”, il vasto scandalo che ha visto comune e aziende partecipate gonfiarsi di amici e parenti del Sindaco e dei suoi per un conto annuale che si avvicina ai 100 milioni (sì, annuale!), non iniziando a far rispettare le regole (le multe a Roma non esistono più, fanno perdere i consensi dei prepotenti, che sono parecchi) o facendo finalmente pagare cifre congrue alle mafie (bancarelle, camion-bar, cartelloni) che ne deturpano ogni angolo. In questi contesti non si annidano solo gli interessi della criminalità, ma anche parecchi voti, dunque meglio lasciar fare farabutti e banditi, lì è più prudente non fare riforme di alcun genere e tagliare, ancora, la cultura. La Regione Lazio lo ha già fatto (il bilancio culturale, dopo l’arrivo dell’assessora Santini, in curriculum un incarico da segretaria di Scajola -non sappiamo se a sua insaputa-, si è ridotto di una frazione), il Comune di Roma fa altrettanto.
La conseguenza è che il fermento dell’Estate Romana si è definitivamente spento. La noia ha preso il sopravvento? Non proprio. Non è noia. È la sostituzione di un approccio che cercava di essere internazionale e di qualità, con una proposta da strapaese, becera, losca, squallida. Nicolini portava Pina Bausch e Joseph Beuys, nella Roma di Alemanno c’è una bidonville fetente di fronte alla Cattedrale di San Giovanni: è gestita dai clan zingari soliti noti e ogni sera offre il palco a Martufello e Ivana Spagna. Almeno l’anno scorso c’era Eva Henger… E intanto società culturali di proprietà del comune, si veda il Palazzo delle Esposizioni, sono costrette a chiudere i battenti in agosto.
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