L’arte dell’evasione: la Finanza pizzica Piero Guccione che dichiara di guadagnare 30mila euro all’anno. Ma quanti sono in Italia gli artisti che denunciano regolarmente i loro redditi?
Cari artisti giovani e storici, emergenti o già emersi, squattrinati e bohémien o ricchi sfondati, ricordatevi questo nome: Serpico. No, il New York Police Department e Al Pacino non c’entrano alcunché se non per assonanza. Serpico è invece l’acronimo che sta per servizio per le informazioni sul contribuente, insomma il mega cervellone che da poche […]
Cari artisti giovani e storici, emergenti o già emersi, squattrinati e bohémien o ricchi sfondati, ricordatevi questo nome: Serpico. No, il New York Police Department e Al Pacino non c’entrano alcunché se non per assonanza. Serpico è invece l’acronimo che sta per servizio per le informazioni sul contribuente, insomma il mega cervellone che da poche stanze del quartiere Eur di Roma controlla la vita finanziaria, economica e contributiva di tutti noi. Incrociando un numero clamoroso di dati che va dalle proprietà immobiliari, a quelle azionarie, ai consumi, alle auto, alle barche fino al conto corrente. Se le uscite non sono congruenti con le entrate, scatta l’accertamento. E se non si riesce a spiegare come mai si è speso tot pur guadagnando solo tot, son dolori.
E dolori sono, a quanto raccontano ieri le agenzie di stampa, per il pittore Piero Guccione: la Guardia di Finanza ha contestato al noto artista movimenti e consumi per 700mila euro che l’artista non è stato in grado di giustificare rispetto al suo reddito dichiarato che non superava i 30mila euro l’anno ma che, questa è la tesi delle Fiamme Gialle, in realtà sarebbe molto, molto più alto.
La notizia ci racconta che i tentacoli di Serpico sono arrivati o stanno arrivando anche nel mondo dell’arte: uno stimolo per artisti, mercanti, galleristi a iniziare a cambiare abitudini. Sì perché il problema non si ferma certamente solo a Guccione, e gli artisti dotati di regolare partita iva e esenti da transazioni in nero possiamo forse dire che sarebbe possibile contarli sulle dita di una mano. E allora tutti con coraggio verso un repentino cambio culturale che potrà permettere, se portato a compimento, di valutare davvero quanto il settore dell’arte ammonti in termini di gettito e fatturato in Italia. Un primo passo che poi dovrà essere seguito da un passo da parte del Governo però, che a quel punto dovrà provvedere a adeguare e rimodulare una tassazione a tratti profondamente ingiusta e penalizzante per tutti. E per lo Stato stesso.
Intanto Aristide Poidomani, commercialista di Piero Guccione, non ha perso tempo nel dare la sua versione. “Siamo davanti ad una partita ancora aperta – ha fatto sapere -. Tutto è scaturito da un accertamento della Guardia di Finanza basato sui movimenti bancari di Piero Guccione. Ci risulta, in atto, solo un verbale di conclusione preventiva con delle deduzioni ascrivibili ad evasione. La fase legata all’indagine delle fiamme gialle è già conclusa. È chiaro siamo nelle condizioni di dare giustificazioni esaustive su ogni cosa all’Agenzia delle Entrate”.
Ad ogni buon conto a bocce ferme, oggi, ci piacerebbe sapere e capire, da parte di voi artisti, quali sono le vicissitudini e le traversie cui il fisco vi ha sottoposto. Volete pagare le tasse, ma è difficile? Dovendole pagare tutte rischiate di finire sul lastrico? La burocrazia e i commercialisti costerebbero più delle tasse stesse? Vi siete resi invisibili al fisco? Insomma, come vi regolate fino ad oggi e cosa pensate di fare da oggi in poi?
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati