Ornaghi ne fa una giusta e loro che fanno? Piovono critiche contro la pretesa “privatizzazione” dei beni culturali. Ma magari fosse!
Manco ad agosto vanno i ferie i ciarlieri della difesa dello status quo; manco sotto i fendenti branditi da Lucifero o da Caligola si seccano le fauci di coloro che non hanno compreso che qualsiasi cambiamento – purchessia – potrebbe solo migliorare la raccapricciante, umiliante, indegna situazione dell’attuale gestione dei nostri beni culturali. Cosa è […]
Manco ad agosto vanno i ferie i ciarlieri della difesa dello status quo; manco sotto i fendenti branditi da Lucifero o da Caligola si seccano le fauci di coloro che non hanno compreso che qualsiasi cambiamento – purchessia – potrebbe solo migliorare la raccapricciante, umiliante, indegna situazione dell’attuale gestione dei nostri beni culturali.
Cosa è successo? E’ successo che il Governo ha avuto l’ardire di infilare nel Decreto Sviluppo, da pochi giorni definitivamente pubblicato in Gazzetta Ufficiale, un articolo in cui mette ordine alla Grande Brera, trasformando il moribondo ente in una Fondazione sul modello della Fondazione Biennale o della Scala o del Museo Egizio di Torino. Un colpo a segno – finalmente! – per il Ministro Ornaghi, fermo sostenitore di tutta l’operazione. E allora? Apriti cielo. Una cosa che appare essere la più normale del mondo, uno strumento che finalmente, forse, permetterà di poter gestire il pachiderma Brera, visto come fumo negli occhi dalle vestali del degrado culturale italiano. Alberto Asor Rosa, Salvatore Settis – sempre loro – e molti altri.
Ci limitiamo a riportare qui sotto il temibile articolo confezionato dal ministro Corrado Passera e accettato di buon grado non solo dagli Amici di Brera (come riporta oggi il Corriere della Sera in un bell’articolo di Pierluigi Panza che fa il punto con il dovuto pizzico di sarcasmo verso ‘lorsignori’) ma anche dal ministro della cultura Lorenzo Ornaghi.
Eccoli i terrificanti commi. Gli articoli che rischiano di far entrare i privati nella gestione del museo (e magari!), gli articoli che metterebbero a repentaglio le attuali eccellenti maestranze e l’efficientissimo e proattivo personale di sorveglianza (e magari), che potrebbero portare capitali russi o mediorientali nei nostri beni culturali (uh, che orrore… Giammai!), che rischiano di estendere il contagio – dopo Brera – a tutti i grandi poli culturali del Paese, dalla Galleria Borghese (e magari) al Museo Archeologico di Napoli (e magari un’altra volta).
Questi sono i temi di una lettera che ‘lorsignori’ hanno inviato al Capo del Governo ed al Capo dello Stato. In realtà, fermi restando i dovuti paletti e l’interesse pubblico del nostro patrimonio, all’interno di questo recinto si può e si deve spaziare come avviene in tutto il mondo.
Rimarrebbe salvo il buon utilizzo dei beni, ma la gestione diventerebbe finalmente qualcosa di cui poter smettere di vergognarsi come abbiamo dimostrato, qualche giorno fa, pubblicando un involontario reportage effettuato da un nostro lettore agli Scavi di Ostia Antica. Ma per accettare ciò che dovunque è la norma (forse il MoMA, pur essendo gestito da privati, non persegue un interesse pubblico?) occorre un’apertura mentale che proprio non è nell’agenda di ‘lorsignori’…
IL TESTO DELL’ARTICOLO INCRIMINATO
3. A seguito dell’ampliamento e della risistemazione degli spazi espositivi della Pinacoteca di Brera e del riallestimento della relativa collezione, il Ministro per i beni e le attivita’ culturali, nell’anno 2013, costituisce la fondazione di diritto privato denominata «Fondazione La Grande Brera», con sede in Milano, finalizzata al miglioramento della valorizzazione dell’Istituto, nonche’ alla gestione secondo criteri di efficienza economica.
4. La Fondazione di cui al comma 3 e’ costituita ai sensi del regolamento di cui al decreto ministeriale 27 novembre 2001, n. 491 e del codice civile. L’atto costitutivo prevede il conferimento in uso alla Fondazione, mediante assegnazione al relativo fondo di dotazione, della collezione della Pinacoteca di Brera, dell’immobile che la ospita, nonche’ degli eventuali ulteriori beni mobili e immobili individuati con apposito decreto ministeriale. Lo statuto della Fondazione prevede l’esercizio da parte del Ministero della vigilanza sul conseguimento di livelli adeguati di pubblica fruizione delle opere d’arte e delle raccolte in uso o nella titolarita’ della Fondazione.
5. Oltre al Ministero per i beni e le attivita’ culturali, che assume la qualita’ di fondatore, possono partecipare alla Fondazione di cui al comma 3, in qualita’ di soci promotori, secondo le modalita’ stabilite dallo statuto, gli enti territoriali nel cui ambito la Fondazione ha sede, che assumano l’impegno di contribuire stabilmente al fondo di gestione in misura non inferiore al Ministero. Possono altresi’ diventare soci, previo consenso del fondatore e dei soci promotori, altri soggetti, pubblici e privati, i quali contribuiscano ad incrementare il fondo di dotazione e il fondo di gestione della Fondazione nella misura e secondo le modalita’ stabilite dallo statuto.
6. Il funzionamento della Fondazione di cui al comma 3 e’ assicurato mediante un apposito fondo di gestione, alimentato annualmente dal Ministero per i beni e le attivita’ culturali per un importo pari a 2.000.000,00 di euro. Alla relativa spesa si provvede, a decorrere dal 2013, mediante corrispondente riduzione dell’autorizzazione di spesa di cui all’articolo 1, comma 1, lettera b), del decreto-legge 31 marzo 2011, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 maggio 2011, n. 75, con specifico riferimento alle risorse di parte corrente.
7. La Fondazione di cui al comma 3 puo’ avvalersi di personale appartenente ai ruoli del Ministero per i beni e le attivita’ culturali e degli enti territoriali che abbiano acquisito la qualita’ di soci promotori, sulla base di protocolli d’intesa stipulati ai sensi dell’articolo 23-bis, commi 7 e seguenti, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165. I protocolli d’intesa prevedono l’integrale rimborso della spesa per il suddetto personale alle amministrazioni di appartenenza. La gestione finanziaria della Fondazione e’ soggetta al controllo della Corte dei conti.
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