Pechino, nuovo porto franco per l’arte. Un’area senza dazi e imposte, per storage e importazione. Dogana indolore per i collezionisti che arrivano in Cina
Pechino guarda a Hong Kong e si reinventa porto franco, puntando su alcuni tra i prodotti più interessanti per la Cina, oggi: l’arte e i beni di lusso. Ed è così che nasce il progetto di un freeport a, proprio di fianco al Beijing Capital International Airport. Il Governo cinese, viste le grandi potenzialità che […]
Pechino guarda a Hong Kong e si reinventa porto franco, puntando su alcuni tra i prodotti più interessanti per la Cina, oggi: l’arte e i beni di lusso. Ed è così che nasce il progetto di un freeport a, proprio di fianco al Beijing Capital International Airport. Il Governo cinese, viste le grandi potenzialità che offre il giro d’affari del mercato dell’arte, nel 2013 inaugurerà questo spazio di 83.000 mq esente da imposte, con lo scopo di trasformare Pechino in un centro chiave per il commercio d’arte. Qui, i collezionisti non residenti in Cina potranno conservare nei magazzini oggetti di valore – opere d’arte, gioielli, vini pregiati – senza pagare tasse o dazi doganali.
Già all’inizio di quest’anno l’imposta sulle opere d’arte importate in Cina era stata ridotta dal 12% al 6%, a cui vanno comunque aggiunte l’IVA del 17% e un’imposta di consumo aggiuntivo del 5%.
Dietro al nuovo progetto c’è l’organizzazione governativa Beijing Gehua Cultural Development Group, assieme a Euroasia, società svizzera che nel 2010 aveva aperto un porto franco anche a Singapore e ne ha uno in cantiere a Lussemburgo nel 2014. A Pechino verrà così creato un mercato scarsamente regolamentato e defiscalizzato per l’acquisto di arte a livello internazionale, cercando così di usurpare il ruolo ad Hong Kong.
Le stesse ragioni stavano dietro all’operazione di Singapore, che aprì il suo porto ancor prima di iniziare a costruire tutto ciò che sarebbe dovuto starvi intorno, ovvero le basi di un sistema dell’arte. È proprio per questo motivo che la città non riesce tuttora a rivaleggiare con la forza di Hong Kong. In tempi non sospetti la stessa Christie’s aveva riconosciuto le potenzialità di un freeport, con tutti i vanteggi annessi: la grande casa d’aste acquistò infatti 22.500 mq dell’area di Singapore, ancor prima che aprisse i battenti.
– Martina Gambillara
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