“Provo a diventare direttore del Madre, ma solo per invalidare il bando”. Eduardo Cicelyn non trova pace. Ma tutto questo fa bene al museo e a Napoli?
“Precostituire quell’interesse personale che mi consentirà di ricorrere alla giustizia amministrativa al fine di invalidare una procedura — secondo me — inficiata da marchiane illegittimità”. Questo – testualmente, ripreso da una lettera pubblicata dalCorriere del Mezzogiorno – il motivo che spingerà Eduardo Cicelyn a partecipare al concorso per la nomina del nuovo direttore della Fondazione Donnaregina, e di […]
“Precostituire quell’interesse personale che mi consentirà di ricorrere alla giustizia amministrativa al fine di invalidare una procedura — secondo me — inficiata da marchiane illegittimità”. Questo – testualmente, ripreso da una lettera pubblicata dalCorriere del Mezzogiorno – il motivo che spingerà Eduardo Cicelyn a partecipare al concorso per la nomina del nuovo direttore della Fondazione Donnaregina, e di fatto del Museo Madre di Napoli. Già, allo storico ex direttore ancora brucia la defenestrazione da via Settembrini: e – aderendo alle “aperture” dell’assessore regionale Miraglia e del presidente regionale Caldoro, che hanno affermato che una sua candidatura sarebbe valutata con serenità – ha preso ad analizzare il testo del bando, riscontrandovi – a suo dire – diverse irregolarità che giustificherebbero un annullamento. E lui vuole essere della partita.
Si inizia dai titoli richiesti: “Si è mai visto un direttore di un museo o di altra istituzione culturale in Italia o in Europa che non abbia una laurea o un titolo di studio equipollente? – domanda retorico nella lettera -. Laurea, specializzazioni e altri titoli accademici non sono considerati prerequisiti per accedere al concorso, ma normali requisiti da valutare con un punteggio massimo di 9 punti sui 42 disponibili”. E si procede così a colpi di “fioretto” normativo: si parla di “attività già prestate per identiche o analoghe funzioni all’interno di strutture museali”, senza specificare l’accezione di “analoghe”; di indeterminate “attività professionali rilevanti”; e poi il 38 per cento del punteggio assegnato a giudizio insindacabile della commissione, con l’analisi di elaborati e programma di intenti. Critiche anche per i 20mila euro previsti per il vincitore del bando che non sia residente nella provincia di Napoli (“discriminatorio: chi abita in Costiera arriva in città ben più difficilmente, pur essendo in provincia, di chi abita a Caserta o a Salerno” sottolinea l’ex direttore), e per il passaggio che prevede che “la Commissione potrà procedere al lavoro di valutazione con la presenza di almeno la metà dei componenti”.
Un Cicelyn sul piede di guerra, insomma. Ma una cosa non emerge dalla lettera: richiederà di invalidare il concorso anche se dovesse uscire vincitore lui? E una cosa davvero non si capisce: l’ostile iniziativa è fatta per il bene del Madre o per togliersi personali sassolini infischiandosene allegramente di quel che potrebbe significare sottoporre il museo a ricorsi, lungaggini, tribunali che servono solo a ingolfare la giustizia e far spendere soldi pubblici? Se Cicelyn ritiene illegittimo un bando deve per forza apparecchiare la pantomima di parteciparvi per poi fare ricorso? Non può agire fin da subito? Sarà mica che con questo atteggiamento Cicelyn non stia facendo altro che giustificare il modo (magari eccessivamente) spregiudicato con cui lui e la sua esperienza sono state liquidate?
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