Anna Coliva ad Artribune: alla Galleria Borghese servizi cancellati, personale contato e addio mostre di contemporaneo. Causa burocrazia sponsor in fuga. Continuiamo così, facciamoci del male
“Se arriva una turista coreana ed ha bisogno di un bicchiere d’acqua? Va in bagno, ed apre il rubinetto…”. È cordiale e rassegnata, ma riesce a fatica a dissimulare l’amarezza, Anna Colliva, la direttrice della Galleria Borghese, che interpelliamo per avere conferme su una situazione per così dire allarmante del museo romano, denunciate da un […]
“Se arriva una turista coreana ed ha bisogno di un bicchiere d’acqua? Va in bagno, ed apre il rubinetto…”. È cordiale e rassegnata, ma riesce a fatica a dissimulare l’amarezza, Anna Colliva, la direttrice della Galleria Borghese, che interpelliamo per avere conferme su una situazione per così dire allarmante del museo romano, denunciate da un articolo di Repubblica. E lei puntualmente conferma: il distacco dalla facciata di parte dello stemma con i simboli dei Borghese, con il palco per risistemarlo che ha quasi intralciato i lavori di smantellamento della caffetteria della galleria. “Ci piacciono i primati – scherza -: siamo stati i primi a dotarci dei servizi aggiuntivi, siamo i primi a privarcene”. E conferma anche i problemi legati all’organico: mancano i custodi, gli straordinari sono stati ridotti dal 100 al 50 percento, rammentava Repubblica; ed in effetti la domenica è sempre a rischio per l’apertura, conferma la direttrice. “Se sono allarmata? Per ora posso dire che, mentre altri musei devono chiudere, noi ancora riusciamo a fatica a mantenere aperte le sale; quello che succederà in futuro, non so”.
E non manca di ricordare, Anna Colliva, la scadenza della convenzione per il presidio della sicurezza, per cui ora non c’è più chi controlli l’impianto di climatizzazione o l’ascensore. Ma è sul discorso mostre che la direttrice pare farsi più attenta: perché ci sono ben due mostre già programmate e con costi completamente coperti da sponsor, che invece sono saltate. Una quella di Candida Hofer, che sarebbe dovuta partire a giugno, l’altra una mostra storica (“ma non le dico altro, non vorrei che qualcuno ci rubasse l’idea”) prevista per settembre. Nessun costo per il museo, allora qual è stato il problema? Insipienze burocratiche, in questo caso della Soprintendenza? “Diciamo… Non ci sono arrivate la autorizzazioni necessarie, e senza quelle noi non possiamo muovere una cornice. E la cancellazione delle mostre temporanee incide anche sui ritmi del museo, visto che il personale aggiuntivo legato agli eventi avrebbe liberato operatori da poter assegnare alle altre esigenze museali…”.
– Massimo Mattioli
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