Alla ricerca del mare perduto. Un film dedicato alla costa palermitana. Storia di un rapporto, controverso, tra la città e il suo “Marenegato”
“Questa avversione al mare, terragna, contadina è forse una delle principali ragioni per cui la Sicilia è come è. Il mare è ricco ma chi può deve starne lontano. E anche i paesi e le città che di necessità sono nati sul mare, subito tentano di voltargli le spalle e di allontanarsene. La storia urbanistica […]
“Questa avversione al mare, terragna, contadina è forse una delle principali ragioni per cui la Sicilia è come è. Il mare è ricco ma chi può deve starne lontano. E anche i paesi e le città che di necessità sono nati sul mare, subito tentano di voltargli le spalle e di allontanarsene. La storia urbanistica di Palermo è in effetti la storia di una fuga, frenetica e confusa, dal mare”. Leonardo Sciascia, in uno scritto del 1972, spendeva lucide parole a favore del suo mare. Quel “Mare color del vino” che era stato filo rosso di una celebre raccolta di racconti, data alle stampe l’anno successivo.
Ed erano parole decisamente “a fuoco”: un’analisi dello strano fenomeno di diffidenza e allontanamento che caratterizzerebbe, per paradosso, la relazione del popolo siciliano con il suo orizzonte naturale, la sua dimensione più propria: il mare, per l’appunto. Non alleato, stranamente, ma quasi antagonista: ignorato, rimosso, temuto. E nonostante ciò, visceralmente amato. Contraddizioni, sempre, fino al parossismo. La Sicilia è così.
Di questa antica questione ha scelto di occuparsi, un paio d’anni fa, Matilde Incorpora. Architetto per professione, fotografa per atavica e radicata passione, Matilde discende da una nota famiglia di fotografi che operarono a Palermo dal 1860 al 1940: è lei a curarne l’archivio storico, o meglio, quel che ne resta. Nel maggio del 1943 il fragore crudele dei bombardamenti americani portò via con sé anche gran parte di quel tesoro. Matilde, visceralmente attaccata alla città e alle sue memorie, nel 2010 lancia un progetto filmico, sulle tracce di quel mare che della città è commento, linea descrittiva e anima instabile.
Il documentario “MARENEGATO – Volevo solo fare un tuffo” racconta il suo viaggio, nello spazio e nel tempo, alla ricerca del “mare perduto”.
Un percorso costellato di tracce, voci, ricordi: le immagini della collezione fotografica Incorpora, vecchi film 8mm e Super8, le testimonianze di personaggi nati e cresciuti sul luogo, osservatori del lento degrado che ha investito i 26 km di costa palermitana, consumandoli progressivamente. Da Est a Ovest, un litorale da cogliere “per frammenti, tra cumuli di rifiuti, case abusive, capannoni industriali, divieti di balneazione, discariche e club nautici riservati”. Mentre, per astrazione creativa e per immersione fisica, l’avventura cinematografica ridisegna la sottile striscia di terra lambita dall’acqua, uccisa dall’incuria e dalla dimenticanza, qualche volta dalla crudeltà.
Diretto dal giovane Ruggero Di Maggio e prodotto da Mon Amour Film, il mediometraggio è proiettato a Palermo il 20 settembre 2012, come opera in concorso nel “IV Festival Siciliambiente”. In un tentativo di riscrittura storica e affettiva, il film è un canto su pellicola per un mare vittima di una grande cancellazione. Quell’esile linea che unisce e separa la terra dal mare, affiora nel ricordo e nel racconto. E resiste.
– Helga Marsala
Festa di Liberazione
20 settembre 2012, ore 21
Giardino Inglese – Via della Libertà 63, Palermo
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