ArtLab, ovvero riprogettare il presente e il futuro delle industrie culturali creative (in Italia). Tre giorni di incontri a Lecce, c’è anche Artribune
Un’analisi del quadro generale del Paese, in tema di cultura, la presentazione di case histories di eccellenza, un ragionamento sui modelli gestionali per i beni culturali e la promozione della cultura, la relazione con il turismo: grandi protagonisti, come ovvio, anche se sotto traccia la crisi, i tagli, le opportunità di fundrising. Ecco i temi […]
Un’analisi del quadro generale del Paese, in tema di cultura, la presentazione di case histories di eccellenza, un ragionamento sui modelli gestionali per i beni culturali e la promozione della cultura, la relazione con il turismo: grandi protagonisti, come ovvio, anche se sotto traccia la crisi, i tagli, le opportunità di fundrising. Ecco i temi trattati e ancora in corso nei dibattiti di ArtLab, promosso dalla Fondazione Fitzcarraldo fino a domani a Lecce. Un mondo della cultura che nelle parole di Unioncamere e del rapporto della Fondazione Symbola si presenta molto meno tragico di quanto si pensi, soprattutto se ad essere sotto la lente sono le industrie culturali creative. Con una precisazione, che riguarda i soggetti inclusi in questa categoria, che spaziano dall’ambito della comunicazione, al manifatturiero, dal Made in Italy all’informatica alle nuove tecnologie. Ed ecco qualche dato: 76 miliardi di Pil, 1,5 milioni di occupati, 440mila soggetti imprenditoriali, una crescita del tasso occupazionale del 1% in quattro anni, un nord più avanzato del mezzogiorno in un’Italia, definita ” a due velocità”.
Quali sono le figure professionali più richieste? Tecnici informatici, registi e tecnici per cinema, radio e tv ed artigiani, questi ultimi sempre più difficili da trovare. Il tema delle competenze, affiancato dalla preoccupazione per un sistema formativo inadeguato alle necessita del mercato internazionale, la difficoltà nel recruiting di personale qualificato, ė stato uno degli argomenti più dibattuti in questi giorni. Grande assente, invece, il tema del precariato nel settore culturale e della difficoltà, anche per i più giovani di cominciare e portare avanti un percorso professionale e di carriera strutturato e di reale crescita. Si parla anche di identità italiana e “spread estetico”, con un Cristiano Seganfreddo brillante e adeguatamente provocatorio che commenta: “c’ė la necessità di riposizionare il paese a livello culturale, costruendo una agenda strategica. La società italiana ė un hardware straordinario che gira con un software degli anni ‘90. La cultura italiana e’ diventata periferica. Manifestiamo un’estetica degli anni ‘80 e pensiamo che sia ancora cool”.
Non poteva mancare la relazione complessa tra cultura e turismo, nella quale viene in aiuto Marina Lalli, ad e dg di Terme di Savoia, auspicando strategie per creare una maggiore omogeneità tra i due settori. Concludendo con un appunto curioso, ma degno di nota e che riguarda il rapporto tra cultura e benessere. Il turista termale infatti ha una spiccata vocazione culturale.
– Santa Nastro
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