Grosse polemiche in Padania. Il gallerista Enzo Cannaviello sbarca a Cremona e i cremonesi, nel loro piccolo, si incazzano. Sia con Cannaviello che con Artribune…

“L’operazione così lungimirante di Cannaviello è solo lo spostamento di un gallerista/collezionista, che cerca di fare i propri affari in una città ricca, distratta e dal ‘turismo raffinato e colto’, altro che operazione culturale che porterà a conoscenza dei cittadini incolti ‘le nuove esperienze estetiche’”. Apriti, cielo: un gallerista importante come Enzo Cannaviello annuncia l’apertura di una […]

L’operazione così lungimirante di Cannaviello è solo lo spostamento di un gallerista/collezionista, che cerca di fare i propri affari in una città ricca, distratta e dal ‘turismo raffinato e colto’, altro che operazione culturale che porterà a conoscenza dei cittadini incolti ‘le nuove esperienze estetiche”. Apriti, cielo: un gallerista importante come Enzo Cannaviello annuncia l’apertura di una nuova sede a Cremona, ed i cremonesi che fanno? Salutano la nuova opportunità, le nuove energie, i nuovi stimoli, l’inedita attenzione e visibilità che la cosa porta con sé? No, salgono sulle barricate, all’insegna del “vade retro, invasore”. A farlo, per lo meno, è – con una lunga lettera ad Artribune, di cui quello sopra è solo uno stralcio – Dino Ferruzzi, che a Cremona è responsabile del CRAC Centro Ricerca Arte Contemporanea.
Quello che si racconta insospettisce e direi infastidisce, ma è bene che si conosca come stanno veramente i fatti, anche se questi accadono in una piccola provincia italiana”, aggiunge Ferruzzi. Ma a che si riferisce, l’imbufalito “responsabile”? Probabilmente alle parole di Cannaviello, il quale, interpellato, aveva detto di aver scelto Cremona “perché quasi priva di informazioni sull’arte contemporanea, pur essendo una città importante della cosiddetta ‘Padania’. Una città di turismo raffinato e colto: è ora che le nuove esperienze estetiche si diffondano nel territorio…”. E giù allora a snocciolare le – notevoli, e spessissimo valorizzate, anche da noi – attività del CRAC, nomi come Renato Barilli, Valerio Rocco Orlando, Maria Rosa Sossai, Ettore Favini, Steve Piccolo, Christian Frosi, a vario titolo coinvolti. “Scusate se è poco… ci sono altri nove anni di attività da scoprire…”, chiosa Ferruzzi, ferito nell’orgoglio. Ma non sarà che Cannaviello faceva una considerazione più generale, che non escludeva le eccezioni? Forse Cremona ha dinamiche contemporanee del livello di Chelsea o dell’East End, e noi abbiamo la colpa di non essercene proprio accorti?
A margine il Ferruzzi accusa pesantemente Artribune – fra l’altro – di malafede, disonestà intellettuale, scorretta informazione. Cose alle quali non ribadiamo, a farlo c’è il nostro lavoro quotidiano, che parla da sé. Replica invece l’estensore dell’articolo, Silvia Scaravaggi, chiamata in causa personalmente: “Mi dispiace che il professor Ferruzzi parli di malafede e disonestà intellettuale leggendo la notizia. Credo che ogni soggetto che si occupa di arte contemporanea, con grande impegno e valore, a Cremona, come nelle altre città piccole o medie in Italia, meriti i suoi spazi e la sua visibilità. Io però non scrivo mai degli eventi e delle attività che accadono a Cremona per una precisa scelta professionale. L’arrivo di Interno 18 coinvolge una importante realtà milanese, per questo è stato ritenuto opportuno segnalarlo. Non era questa la sede per approfondire altre realtà cittadine, che conosciamo bene”. E di cui, aggiungiamo, abbiamo avuto sempre cura di parlare con ampia visibilità.

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Redazione

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