Il mondo della cultura? Ha divorziato dal popolo. Fra prese di coscienza e progettualità futura, si chiude a Lecce ArtLab 2012
Si chiude ArtLab 2012, la tre giorni di arte e cultura dedicata al management culturale, promossa a Lecce dalla Fondazione Fitzcarraldo. Con qualche considerazione, un numero -150 operatori culturali iscritti – ed una promessa: quella si costituire il “comitato cultura sviluppo”, nato a margine della manifestazione con l’intento di mettere insieme gli operatori del settore […]
Si chiude ArtLab 2012, la tre giorni di arte e cultura dedicata al management culturale, promossa a Lecce dalla Fondazione Fitzcarraldo. Con qualche considerazione, un numero -150 operatori culturali iscritti – ed una promessa: quella si costituire il “comitato cultura sviluppo”, nato a margine della manifestazione con l’intento di mettere insieme gli operatori del settore e le aziende per pattuire una strategia comune per la cultura. I presupposti e le conclusioni sono molteplici, il compito non ė semplice. Questo è quanto è emerso dalla tavola rotonda moderata da Ugo Bacchella, presidente della Fondazione Fitzcarraldo che ha chiuso ieri, sabato 28 settembre, l’evento. Per Massimo Coen Cagli, direttore della scuola di fundrising di Roma, c’ė un problema di partecipazione, tema peraltro protagonista nei dibattiti salentini: “il mondo della cultura – ha detto – ha divorziato dal popolo. Non guardiamo mai cosa facciamo per la comunità, stiamo perdendo il rapporto con essa. Questo ė un problema che riguarda fortemente le istituzioni culturali e che non tiene conto di quanto una comunità di sostenitori possa essere un grande patrimonio”. Non è mancata una nota sul Manifesto della Cultura lanciato dal Sole 24 Ore. “Vi ho subito aderito, ma ho a volte l’impressione che abbia avuto la funzione di certi appelli Facebook che registrano milioni di like. I manifesti sono importanti, ma ci vogliono dei patti con aziende, fondazioni, società civile, cittadini”.
Per Carla Peirolero, manager culturale genovese, il problema è da addebitarsi all’inadeguatezza dei decisori, oltre che alla frattura tra mondo della cultura e società civile. Pier Luigi Sacco ha raccontato la necessità di aprire la mente a progetti di cooperazione con realtà provenienti da sistemi emergenti come la Cina o il Brasile. Soprattutto le amministrazioni pubbliche devono per Sacco costruire delle reti con i colleghi provenienti da questi Paesi, disponibili a forti investimenti in cultura in Italia e desiderosi di scambiare competenze.
Particolarmente affascinante l’intervento di Marco Morganti (Banca Prossima) che è partito con dei numeri importanti. Il 10% dei prestiti che la banca del gruppo Intesa San Paolo fa (per statuto esclusivamente a soggetti non profit) ė destinato infatti a soggetti culturali, con una percentuale del 99,3% di denaro restituito. Questo perché per Morganti la cultura ė un “business sostenibile”, che deve, però, fare sempre di più suo il criterio dell’efficienza. Qui si pone il problema della scelta del soggetto da supportare. Le banche infatti non possono entrare nel merito della qualità del progetto culturale. Qual ė dunque il metodo? Ascoltare i professionisti del settore ed ibridare le competenze per rendere anche la banca in grado di fare scelte consapevoli. Morganti ha inoltre proposto il concetto di “terzo valore”, il risultato di una relazione virtuosa tra organizzazione e pubblico, un sistema meticcio di prestito che coinvolge cittadini e banche, che consente ai soggetti culturali di ottenere denaro con un tasso di interesse bassissimo. “Quando tieni una cosa fai scelte economicamente ed emotivamente irrazionali”, ha detto, anticipando gli scettici. Un’ultima nota sulla scelta civilissima di ArtLab12 di tradurre alcuni dei dibattiti fondamentali nel linguaggio dei segni, per rendere accessibili gli incontri anche agli ospiti affetti da sordità.
– Santa Nastro
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