Londra celebra Bruno Munari. L’incanto di un’arte sospesa tra astrazione e concretezza, regola e caso. Un poeta del Novecento, alla Estorick Collection

Dalle Macchine Inutili degli anni Trenta, esperimenti d’ispirazione futurista che consegnavano a un provocatorio dinamismo la staticità della pittura astratta, alle Macchine Aritmiche, azionate da molle usurate e animate da movimenti irregolari, privi di un ritmo armonico. E poi la serie Negativo-positivo, composizioni astratte risolte nell’ambiguità percettiva tra figura e sfondo, o le Proiezioni Dirette, […]

Dalle Macchine Inutili degli anni Trenta, esperimenti d’ispirazione futurista che consegnavano a un provocatorio dinamismo la staticità della pittura astratta, alle Macchine Aritmiche, azionate da molle usurate e animate da movimenti irregolari, privi di un ritmo armonico. E poi la serie Negativo-positivo, composizioni astratte risolte nell’ambiguità percettiva tra figura e sfondo, o le Proiezioni Dirette, pseudo-diapositive concepite nel segno della smaterializzazione iconografica, assemblando tra due vetrini frammenti di materiali poveri, vetro, plastica, elementi naturali, fili.

Parliamo di Bruno Munari, ovviamente. Uno degli artisti italiani più significativi del Novecento. Poeta della leggerezza, visionario con l’amore per l’ars aleatoria e il gusto della regola, sperimentatore coraggioso, spesso pioniere in ambito estetico e teorico, affezionato all’idea di un’arte che fosse gioco e insieme esplorazione concreta dello spazio e delle forme: Munari fu grafico, designer, pittore, scultore, scrittore, studioso. E soprattutto affabulatore. Tanto irriverente, quanto capace di infinita delicatezza, dispiegava davanti agli occhi la favola gioiosa di un’astrazione sensibile, vibrante, ancora comunicativa.
A celebrarlo, oggi, è una mostra alla Estorick Collection of Modern Italian Art di Londra, curata da Miroslava Hajek in collaborazione con Luca Zaffarano e con il Massimo & Sonia Cirulli Archive. Un progetto che si concentra sulle ricerche pittoriche e teoretiche del maestro, analizzando in particolare la relazione con il Futurismo e il lavoro grafico per le riviste più prestigiose dell’epoca.

Esposta per la prima volta nel Regno Unito “Concavo-convesso”, celebre opera sospesa, flessibile e cangiante, capace di rimodularsi grazie a una plasticità evocativa: tra casualità e progettazione, tra ombre e riverberi, tra linee, pieni, vuoti, la silhouette trasforma se stessa e lo spazio intorno, diventando conchiglia, nuvola, struttura matematica, forma organica.
La mostra è accompagnata da eventi all’aperto, mentre una delle Proiezioni Polarizzate affiora su una facciata del museo: scomposizioni dello spettro luminoso attraverso lenti Polaroid, poi proiettate su un’architettura. Nel passaggio dall’effimero al monumentale, la poesia semplice di un bagliore si fa, quasi per caso, epifania.

– Helga Marsala

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Helga Marsala

Helga Marsala

Helga Marsala è critica d’arte, editorialista culturale e curatrice. Ha insegnato all’Accademia di Belle Arti di Palermo e di Roma (dove è stata anche responsabile dell’ufficio comunicazione). Collaboratrice da vent’anni anni di testate nazionali di settore, ha lavorato a lungo,…

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