Ma in Canada girano ancora così tanti arancioni? Sì, sono 2600 volontari, vengono dall’Australia, dagli Emirati Arabi, dall’India. Ancora spigolature dal Toronto International Film Festival
Attirano immediatamente l’attenzione, riempiono l’area circostante e sono sparsi un po’ dappertutto. Sono giovani, vecchi, laureati, disoccupati, casalinghe o carpentieri, cinefili oppure filantropi, persone dalle più varie estrazioni sociali. Vengono da tutte le parti del mondo. No, non c’entra niente la famosa – o famigerata – setta dei seguaci di Osho: stiamo parlando dei volontari […]
Attirano immediatamente l’attenzione, riempiono l’area circostante e sono sparsi un po’ dappertutto. Sono giovani, vecchi, laureati, disoccupati, casalinghe o carpentieri, cinefili oppure filantropi, persone dalle più varie estrazioni sociali. Vengono da tutte le parti del mondo. No, non c’entra niente la famosa – o famigerata – setta dei seguaci di Osho: stiamo parlando dei volontari del Toronto International Film Festival. Una folla di persone che vanno e vengono, sotto training continuo e con le più svariate mansioni, dalla maschera del cinema, al buttafuori, al bigliettaio, al paninaro del bar del Bell Lightbox. Loro hanno richiesto una collaborazione col festival e il festival li ha accontentati tutti. Possono essere studenti alla conquista di crediti, oppure appassionati, sfaccendati. Nessuno di loro sarà pagato. Almeno non in moneta.
Si accontenteranno di qualche biglietto in cambio di un minimo di quattro turni da sei ore. Ma avranno sul curriculum una collaborazione col Tiff. E questo per loro è quello che conta. John, per esempio, viene dall’Australia, che non è proprio dietro l’angolo. Aszab arriva dagli Emirati Arabi Uniti. Samira è indiana e Max invece studia cinema a Vancouver. Ma ci sono anche vecchietti che si mobilitano per dare il loro contributo e anche se non sono proprio svegli, sono lì tutti gentili e disponibili come se stessero per accogliervi proprio nel salotto di casa loro. È così che l’organizzazione risparmia sull’assunzione di 2600 persone, altrimenti, secondo le stesse fonti organizzative, il festival non potrebbe avere luogo. Sa un po’ di sfruttamento, ma perlomeno l’organizzazione sa come dimostrare la propria riconoscenza. Contenti loro…
– Federica Polidoro
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