Silenzio, si festeggia John Cage. Alla Triennale di Milano 100 candeline per uno dei padri di Fluxus. Il racconto di una serata in musica, tra suono e rumore

Cento anni sono parecchi, ma per John Cage ricorrono nel 2012 anche i venti dalla morte. La Triennale di Milano ha reso omaggio a uno dei musicisti più discussi del Novecento, nato il 5 Settembre 1912 e mancato il 12 Agosto1992. Apartire dalle 17.00 del 6 Settembre, al primo piano dello spazio milanese, grazie anche […]

Cento anni sono parecchi, ma per John Cage ricorrono nel 2012 anche i venti dalla morte. La Triennale di Milano ha reso omaggio a uno dei musicisti più discussi del Novecento, nato il 5 Settembre 1912 e mancato il 12 Agosto1992. Apartire dalle 17.00 del 6 Settembre, al primo piano dello spazio milanese, grazie anche a Hurla Janus Ensemble è stato possibile approfondire la conoscenza di Cage passando per la tappa obbligata: l’ascolto dei suoi pezzi.
Il programma si è aperto con la registrazione del concerto Empty Words, con cui John Cage si esibì al Teatro Lirico di Milano nel ’77 e che dopo un timido applauso iniziale terminò in quello che lui avrebbe definito un happening. Con tanto di lamentele di ogni genere da parte del pubblico (viene gridato perfino un “impiccatelo!”). La sua performance conteneva qualcosa di spiazzante: non la musica che tutti si aspettavano andando ad un concerto, per quanto provocatoria potesse annunciarsi, ma sillabe, mormorii, e un musicista che pacatamente stava seduto alla sua scrivania. E continuò a restarci anche quando alcune persone, spazientite, salirono sul palco e presero a disturbarlo in ogni modo, scimmiottandolo, sfilandogli gli occhiali, girandogli intorno. Alla fine una mano si appropriò del microfono in sala si sentì: “Compagni, se continuiamo a far casino vince lui, se facciamo silenzio vinciamo noi!”. Ma vinse lui.

Si prosegue, in Triennale, con Inkyung Hwang, scultrice e video artista, e Michele Porzio, professore e poeta, autori rispettivamente de Il lungo treno di John Cage e Metafisica del silenzio, John Cage, hanno tenuto una conversazione sull’amato compositore, dibattendo anche sulla sua vicinanza – o distanza – con l’immancabile figura di Marcel Duchamp. Agli antipodi, secondo Porzio: Duchamp ha puntato a concettualizzare l’arte, Cage si è speso per rendere la musica un’esperienza fisica.
Ma il clou della serata sono state le esibizioni, incluso il Concerto per pianoforte preparato di Christian Schmitz. Le dita da percussionista di Elio Marchesini hanno proseguito la loro attività fino a dar vita a Living Room Music (1940), dove tutto era stumento: i bicchieri, i pezzi degli scacchi, il mobilio. Variaton VI (1966), Composed Improvisation For Snare Drum Alone (1987), per menzionare qualche altro titolo, e il celeberrimo 4’33’’ (1952), omaggio estremo al silenzio, e al tempo stesso la prova dell’inesistenza di un silenzio assoluto. I sintetizzatori governati da Giorgio Sancristoforo emettevano luci psichedeliche, somigliando forse alle candeline che John Cage avrebbe spento. Lui che la musica, però l’aveva accesa, tra silenzio e rumore.
Uno spazio temporale all’insegna della fluidità: non avrebbe potuto essere altrimenti per ricordare l’ispiratore di Fluxus.

– Lucia Grassiccia

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Lucia Grassiccia

Lucia Grassiccia

Lucia Grassiccia è nata a Modica (RG) nel 1986. Dopo una formazione tecnico-linguistica ha studiato presso l’Accademia di belle arti di Catania, dove ha contribuito a fondare e dirigere un webzine sperimentale (www.hzine.it) gestito da un gruppo di allievi dell’accademia.…

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