Torna a splendere a Firenze la Porta del Paradiso del Ghiberti, dopo 27 anni di restauro. Chiusa in una monolitica teca protettiva, Artribune ve la mostra in anteprima
“Una palestra di studio e conoscenza da mettere a disposizione per il futuro”. È con queste parole che Anna Maria Giusti, ha presentato il lungo e complesso lavoro di restauro sulla Porta del Paradiso del Ghiberti, da lei diretto a partire dal 1996. Fu Umberto Baldini a iniziare l’impresa 27 anni fa, dopo i gravi […]
“Una palestra di studio e conoscenza da mettere a disposizione per il futuro”. È con queste parole che Anna Maria Giusti, ha presentato il lungo e complesso lavoro di restauro sulla Porta del Paradiso del Ghiberti, da lei diretto a partire dal 1996. Fu Umberto Baldini a iniziare l’impresa 27 anni fa, dopo i gravi danni subiti dalla porta durante l’alluvione del 1966 – ma anche a seguito di un progressivo deterioramento in atto da secoli.
Come ha sottolineato Cristina Acidini, Soprintendente Speciale per il Patrimonio Storico Artistico Etnoantropologico e per il Polo Museale della Città di Firenze, il capolavoro ghilbertiano è “qualcosa che era destinato all’aria aperta e che oggi con l’aria aperta non può più convivere”. Confinata nell’avveniristica teca realizzata dalla Goppion SpA, essa sarà posta in una condizione di “stasi”, un’inerzia che impedirà lo sviluppo di quei sali instabili che già ne avevano danneggiato la superficie dorata. E nell’impossibilità (almeno per ora) di una sua ricollocazione nella sede originale, il progetto è quello di riunirla alle altre due porte del Battistero di Firenze, in una nuova grande sala espositiva prevista per il 2015. La prossima a venire restaurata sarà la Porta Nord, sempre del Ghiberti. E forse anche le ingombranti teche spariranno, sostituite da un sistema di protezione con barriera d’aria in corso di studio presso il CNR. Ma per il momento, a partire dall’8 settembre, la mitica Porta sarà nuovamente visibile al pubblico, nel cortile coperto del Museo dell’Opera del Duomo di Firenze.
Una nota particolare va infine dedicata al lavoro dello storico Opificio delle Pietre Dure che, grazie ai finanziamenti ministeriali e al contributo dell’Associazione Friends of Florence, ha gestito tutte le fasi del restauro. È stato proprio Marco Ciatti, attuale direttore dell’Istituto, a dichiarare che oggi “il restauro dei bronzi non è più lo stesso, dopo tutte le innovazioni e le scoperte stimolate da questo grande progetto”. Nello specifico, la nuova tecnica di pulizia al laser, messa a punto dall’Istituto di Fisica Applicata del CNR di Firenze, è già in corso d’uso su molte altre opere. Pur nelle ristrettezze economiche e di personale, il nostro Paese continua a riproporsi all’avanguardia nelle proposte scientifiche e culturali: troveremo una ragione per rinunciare anche a questo?
– Simone Rebora
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