L’omaggio di Milano a Garutti? Si scontra con la censura arancione della Banda Pisapia: e l’irrispettoso tricolore di Chiara Luraghi finisce sul retro della GAM
Alla faccia del riformismo, della nuova aria destinata a spazzare da Milano lo smog della gestione Moratti! Censura a cielo aperto alla Galleria d’Arte Moderna: sciatto episodio di miopia, aggravato da una circostanza – l’omaggio ai talenti scovati a Brera da Alberto Garutti – che dovrebbe nelle intenzioni festeggiare l’estro, l’azzardo, la carica creativa propria […]
Alla faccia del riformismo, della nuova aria destinata a spazzare da Milano lo smog della gestione Moratti! Censura a cielo aperto alla Galleria d’Arte Moderna: sciatto episodio di miopia, aggravato da una circostanza – l’omaggio ai talenti scovati a Brera da Alberto Garutti – che dovrebbe nelle intenzioni festeggiare l’estro, l’azzardo, la carica creativa propria della gioventù. Capita invece che Chiara Luraghi, 25 anni, inserita da Luca Cerizza nell’all stars degli allievi di Garutti – con Cuoghi, Pivi, Favaretto, Frigo ed altri – chiamata a confrontarsi con gli spazi neoclassici di Villa Reale, veda il proprio progetto avvilito da inattesa e incomprensibile ondata reazionaria.
Ho mangiato mille caramelle è un tricolore composto cucendo insieme gli involucri di altrettanti dolcetti Sperlari: scartati uno ad uno e ingurgitati dall’artista, che ironizza – sull’onda lunga delle celebrazioni unitarie – su quale sia il massimo sacrificio esigibile da generazioni contemporanee ormai afflosciate nel deboscio. L’opera avrebbe dovuto sostituire la bandiera che penzola dal balcone sulla facciata, con vista su via Palestro. Peccato arrivi il niet degli uffici comunali: per questioni di etichetta il tricolore non si sposta. È sacro. Inutile la missione dell’artista a Palazzo Marino, a colloquio con lo staff dello stesso sindaco Pisapia: scelta inamovibile. La dolce bandiera lì non ci può stare.
La Luraghi, però, cade in piedi: considerata tutta la vicenda la collocazione dell’opera su un altro balcone della GAM, che dà sul retro della villa, aggiunge ironia all’ironia. Per la città che mezzo secolo fa lanciava la Merda d’artista un tuffo nello stagno del conformismo; per la giunta che doveva svecchiare Milano un triste autogol.
– Francesco Sala
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