London Updates: top six. Le sei cose migliori della Frieze Art Week londinese secondo il nostro insindacabile giudizio. E voi che ne pensate?
LA MIGLIOR FIERA Frieze -come ci ha spiegato il gallerista italiano di T293 Marco Altavilla nelle nostre videointerviste – marcia a lunghi passi verso una naturale e inevitabile istituzionalizzazione che mette nel mirino l’ultradecennale predominio di Art Basel nel continente europeo. Tuttavia quest’anno la fiera che ci ha impressionato davvero è Frieze Masters. Prima edizione, […]
LA MIGLIOR FIERA
Frieze -come ci ha spiegato il gallerista italiano di T293 Marco Altavilla nelle nostre videointerviste – marcia a lunghi passi verso una naturale e inevitabile istituzionalizzazione che mette nel mirino l’ultradecennale predominio di Art Basel nel continente europeo. Tuttavia quest’anno la fiera che ci ha impressionato davvero è Frieze Masters. Prima edizione, in un anno di terribile crisi anche per il Regno Unito, la nuova fiera dedicata a tutta l’arte dal Novecento a ritroso fino all’archeologia egizia di tremila anni fa appare fin da subito come un successo. Un successo organizzativo, allestitivo, di qualità (spesso più che museale), probabilmente anche di vendite. Tanto da far apparire come ‘vecchia’ la consolidata Tefaf di Maastricht. Solo un appunto: pur essendo entrambe allestite nel verde di Regent’s Park, le due fiere risultano troppo distanti, a 15 minuti di marcia l’una dall’altra. La cosa ha mortificato le possibili sinergie impedendo, financo, ai galleristi di Frieze di fare ‘un salto’ a Masters: anche una pur rapidissima visita avrebbe rubato ai contatti ed agli affari oltre trenta minuti solo di camminata. Forse lo stesso è capitato per alcuni collezionisti o potenziali tali. Come mai non posizionare in maniera più ravvicinata i due tendoni? Forse già il pensiero è alla Randall’s Island nell’East River ed a capire come collocare anche a New York City una nuova tensostruttura che possa ospitare Frieze Masters?
LA MIGLIOR PERSONALE IN MUSEO
Non sappiamo se possa definirsi una ‘personale’ nel vero senso della parola, ma l’intervento di Tino Sehgal alla Tate Modern merita davvero il riconoscimento. Spiazzante come tutte le sue performance, profonda come non mai, spesso inquietante, disturbante, angosciante fino a fermarsi un istante prima dall’essere invadente. Finisce col botto l’esperienza delle Unilever Series nella Turbine Hall della Tate. Una promessa: torneremo su questa performance di Sehgal ancora in futuro, qui su Artribune…
LA MIGLIOR COLLETTIVA IN MUSEO
Solita qualità impeccabile, solita mostra con tutto dentro: didattica, comunicazione, eccellente allestimento (nonostante la bruttezza ineguagliabile degli spazi espositivi), quel quid di interattività e anche di divertimento. La Hayward Gallery non sbaglia mai una mostra e anche quella attuale sulle novità dell’arte cinese è da non perdere. Sia per i contenuti (i pochi e bravi artisti cinesi scelti), sia per come sono stati presentati.
http://www.haywardgallery.org.uk
LA MIGLIOR MOSTRA IN GALLERIA NEL WEST END
Joana Vasconcelos riscalda i muscoli da Haunch of Venison in vista del Padiglione Portoghese alla Biennale di Venezia 2013 e dopo la super mostra appena conclusasi a Versailles. Sontuosa la serie di installazioni che l’artista ha posizionato negli ampi spazi di New Bond Street.
LA MIGLIOR MOSTRA IN GALLERIA FUORI DAL WEST END
Theaster Gates bissa l’exploit di Documenta Kassel con una mostra magniloquente e profonda, tutta dedicata ai temi della razza e dei diritti civili, negli incommensurabili nuovi spazi di Whitecube a Bermondsey, a sud del Tamigi ai piedi della Scheggia di Renzo Piano. My Labour is My Protest è un progetto impegnativo e ben più che museale anche solo per i grandi volumi in mostra: poche gallerie riescono, come fa Jay Joplin nella sua, ad appendere al soffitto ed a lasciare sospesa una vera autobotte dei pompieri (del 1967) con tutte le conseguenze in termini di logistica, pesi, allestimento…
LA MIGLIOR NUOVA GALLERIA
No, non è David Zwirner. Certo, il nuovissimo spazio del mercante newyorkese, una stupenda palazzina storica in Mayfair non è niente male, ma lo spazio-appena-aperto che ci ha affascinato di più è quello di BlainSouthern aperto da poche ore in Hanover Square e riempito dalle suggestive installazioni di Tim Noble e Sue Webster. Dopo soli due anni BlainSouthern ha abbandonato il piccolo spazio in Dering Street dimostrando un rapido sviluppo.
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