Marco Muller delinea la nuova personalità di un Festival del Film di Roma davvero Internazionale. E avveniristico. Qulche dato in più sul programma e la categoria CinemaXXI
Vi avevamo annunciato, giorni fa, della conferenza stampa in cui Marco Muller si accingeva ad illustrare le principali novità del prossimo “Festival Internazionale del Film di Roma”. Eccoci ora a darvi ulteriori, gustosi dettagli, su un progetto che si preannuncia di livello. Punto di forza è la categoria CinemaXXI, istituita per connettere l’evento capitolino con […]
Vi avevamo annunciato, giorni fa, della conferenza stampa in cui Marco Muller si accingeva ad illustrare le principali novità del prossimo “Festival Internazionale del Film di Roma”. Eccoci ora a darvi ulteriori, gustosi dettagli, su un progetto che si preannuncia di livello. Punto di forza è la categoria CinemaXXI, istituita per connettere l’evento capitolino con la proteiformità del cinema contemporaneo, coinvolgendo opere capaci di innovare, sia sul supporto di celluloide che nei molteplici formati elettronici.
All’interno finiscono tutti i progetti che rifiutano di appartenere a campi estetici precisi e che si negano a un’etichetta. L’approccio innovativo, insieme alla volontà di coinvolgere artisti indipendenti, trova un’eco perfetta nella scelta di far confezionare la sigla del festival dagli Zapruder filmakersgroup. I quali hanno così commentato: “Lanterne magiche, kaiser panorami, stereogrammi, dagherrotipi, cronofotografia; sono questi dei dispositivi mossi dal desiderio di incarnare il reale e di incantare. Sono macchine del tempo, tese all’invenzione del mito del presente, testimonianza del passato e proiezione del futuro. In mezzo ci sta il sogno, l’avventura e il mondo delle idee. Prendere posto, mettersi comodi, il viaggio ha inizio”.
La giuria, presieduta da Douglas Gordon, sarà composta dal direttore della Viennale Hans Hurch, da Ed Lachman, direttore della fotografia tra i più importanti al mondo, da Andrea Lissoni, curatore presso l’HangarBicocca Milano, cofondatore di Xing e co-direttore del Festival Internazionale Live Arts Week, e infine da Emily Jacir, Leone d’Oro alla 52° Biennale di Venezia.
La selezione per la categoria include film collettivi firmati da Kaurismaki, De Oliveira e Pedro Costa come Centro Historico, oppure da Wim Wenders, De Oliveira, Atom Egoyan e Angelopoulos, come Mundo Invisivel. E poi l’esperimento di cinema partecipato di Paul Verhoeven dal titolo Steekspel, in cui i fan del regista hanno determinato lo sviluppo della storia e contribuito alla stesura della sceneggiatura. L’Opera G.R.A. di Gianfranco Rosi, una speculazione filosofica che si consuma con unità di tempo e luogo in un’auto mentre percorre l’anello del Grande Raccordo Anulare. Il film di apertura A Walk in The Park di Amos Poe, uno degli esponenti di primo piano del No Wave Cinema (1975-85). E ancora l’ultima fatica di Greenaway, Goltzius and The Pelican Company, il film di cappa e spada del cinese Xu Haofeng e una quantità di curiosità visive provenienti da ogni angolo della terra.
L’operazione di Muller nel rilancio del “Parco delle Arti”, l’area compresa tra il Parco di Villa Glori e il Ponte della Musica, sembra assai strategica, nell’ottica di un futuro centro di produzione dell’immateriale dedicato al cinema, alla danza e al teatro. È lui stesso ad aver accennato alla necessità di un luogo che investa “Roma nel ruolo di nuova capitale culturale. Anche in virtù della memoria storica.”
La sfida si fa tanto più interessante se si sfoglia il programma complessivo del festival con una selezione mai stata meno ovvia, a cui si associano scelte di stile (vedi l’apertura affidata a Bakhtiar Kudojnazarov) a presenze Hollywoodiane in ruoli inconsueti tipo James Franco che verrà per ritirare il premio CuboVision ma anche a presentare la sua poesia visiva dedicata al sogno. Neanche a dirlo nella sezione CinemaXXI.
– Federica Polidoro
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