Palermo Felicissima… del suo debutto in Cina. Opening del Padiglione italiano alla Biennale di Shanghai. Un successo. Vi mostriamo in anteprima un po’ di foto delle opere e del backstage
Non c’è ancora la documentazione fotografica di tutto il padiglione, ma, nella concitazione dell’opening, in corso in queste ore a Shanghai, siamo riusciti ad avere le immagini disponibili. Così, mentre in Cina inaugura la sezione City Pavilion della Biennale, che vede l’Italia rappresentata dalla città di Palermo, Artribune vi mostra il backstage e qualche scorcio […]
Non c’è ancora la documentazione fotografica di tutto il padiglione, ma, nella concitazione dell’opening, in corso in queste ore a Shanghai, siamo riusciti ad avere le immagini disponibili. Così, mentre in Cina inaugura la sezione City Pavilion della Biennale, che vede l’Italia rappresentata dalla città di Palermo, Artribune vi mostra il backstage e qualche scorcio dell’allestimento.
E, quantomeno dalle foto, la “Palermo Felicissima” immaginata da Laura Barreca e Davide Quadrio, pare davvero d’impatto: il wall paper e il separé di Francesco Simeti, ispirati alla pittura del paesaggista Francesco Lojacono, strizzano l’occhio al design, celebrando in realtà – tra evocazione iconica e scenografico art dècor – uno dei maggiori pittori dell’Ottocento siciliano; in dialogo con Simeti ci sono i lavori di Formafantasma, duo di designer italiani ormai di casa ad Amsterdam, con un progetto del 2009 dedicato alla Sicilia: Moulding Tradition riprende la tradizione della ceramica di Caltagirone, con le tipiche “teste di moro” che decorano piatti e vasellami, reinterpretandola in chiave identitaria, con suggestioni legate ai temi dell’immigrazione.
Ancora citazioni per Vanessa Beecroft, di cui è proiettato su un grande schermo il video della performance VB62, ispirata agli stucchi del Serpotta e realizzata, nel 2008, al complesso monumentale dello Spasimo. Nuova produzione per Manfredi Beninati, che ripropone uno dei suoi affascinanti ambienti d’epoca, angoli di appartamenti nobiliari legati all’immaginario storico-architettonico di Palermo: nostalgie liberty o barocche, tra preziosi frammenti di intimità domestiche.
Site specific anche il lavoro del Laboratorio Saccardi, un polittico che omaggia – con quelle radici pittoriche che tanto connotano la scena palermitana – il ricordo di un’antica storia di relazioni internazionali: le tratte dei Gesuiti percorse dalla Sicilia alla Cina nel Seicento, diventano miniatura policroma di gusto illustrativo. E se Massimo Bartolini ripropone le luminarie realizzate un anno fa al Museo Riso – commento scultoreo a una lunga tradizione locale sospesa tra sacro e profano – Guo Hongwei e Lee Kit scelgono una bidimensionalità intrisa di minimalismo concettuale.
In mostra anche la monumentale collezione Greetings from Palermo di Stefania Galegati Shines, 100.000 cartoline da un’incontenibile città d’adozione, e poi i video di due spettacoli di Pina Bausch ed Emma Dante: memorie da una Palermo teatrale, tragica, crudele quanto lirica.
Ottimi, pare, i riscontri: uno dei migliori City Pavilion, avrebbero detto in tanti.
Quanto ci sia dell’anima di Palermo, in questa visione, è difficile a dirsi. Tra artisti non palermitani, artisti formatisi in contesti lontanissimi, e artisti approdati in città una volta appena.
Ma, a ben guardare, il senso forse è proprio questo qui. Raccontare Palermo nella sua incantevole schizofrenia, nella sua generosa apertura all’altro e all’alterità. Palermo creola, sincretica, instabile e inquieta. Palermo dalle mille facce, città di transiti, di ritorni ed abbandoni, di pause e radicamenti. Viva e morta, a un tempo. Che a cercarne l’anima, si sa, il rischio è di perdersi e non trovarsi più. Uno dei mille volti possibili, oggi, è di scena a Shanghai. Solo l’ultimo episodio di una storia, infinita, di contaminazioni: Palermo controversa, disperata e felice. Anzi, felicissima.
– Helga Marsala
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