Per chi ama la Marina! Abramović, naturalmente. Due giorni a Vienna per una full immersion catartica, un viaggio nel corpo e nell’anima dell’artista, transitando per la 50.Viennale
Un transito obbligato, a Vienna, per il celebratissimo e pluripremiato film-documento di Marina Abramović The Artist is Present (2012), regia di Matthew Akers. Obbligato, perché la co-produzione di quest’opera è della fondazione viennese Thyssen-Bornemisza Art Contemporary (TBA21) di Francesca von Absburg. Qui al secondo impegno cinematografico, dopo l’esperienza di After the Sun Behind the Clouds: […]
Un transito obbligato, a Vienna, per il celebratissimo e pluripremiato film-documento di Marina Abramović The Artist is Present (2012), regia di Matthew Akers. Obbligato, perché la co-produzione di quest’opera è della fondazione viennese Thyssen-Bornemisza Art Contemporary (TBA21) di Francesca von Absburg. Qui al secondo impegno cinematografico, dopo l’esperienza di After the Sun Behind the Clouds: Tibet’s Struggle for Freedom (2009) di Tenzing Sonam e Ritu Sarin, un lavoro poetico di chiaro intento etico-politico, inneggiante alla liberazione del Tibet. A tutti gli effetti, quindi, una produzione cinematografica che, insieme ad eventi artistici presentati a Vienna o in varie parti del mondo, risulta in linea con il proposito dichiarato, da parte della fondazione, di oltrepassare le tradizionali categorie disciplinari mediante progetti “non convenzionali”.
Ma non avviene per caso, qui e ora, l’incontro del film di Marina Abramović con il pubblico austriaco. La proiezione di The Artist is Present apre il capitolo Viennale, ovvero il Vienna International Film Festival, giunto quest’anno alla cinquantesima edizione. A dirla tutta, un momento esaltante per il cinema di casa, dopo la Palma d’Oro a Cannes riportata dal film Amour di Michael Haneke. Première per Marina al Gartenbau Kino, in tutto e per tutto un equivalente del Gloria Kino di Kassel – luogo topico della documenta dell’estate scorsa –, entrambe icone d’avanguardia delle sale cinematografiche di oltre mezzo secolo fa.
Intanto il 25 ottobre, mentre c’era chi calcava il red carpet, Marina era alla Krinzinger Galerie a inaugurare la sua personale With Eyes Closed I See Happiness (fino al 24 novembre), una serie di foto di grande formato con lei ritratta in posizioni estatiche. Per la folla rimasta in strada, non rimaneva che un altoparlante a diffondere la voce dell’artista in galleria a narrare frammenti della propria vita e della propria esperienza artistica, che per lei sono la stessa cosa.
– Franco Veremondi
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati