Un colonnato multietnico per la Naba: a Milano il Meltin Pot 3.0 firmato Stefano Boccalini. E a margine dell’inaugurazione la lectio magistralis di Jaan Toomik
È stato pensato per l’Hangar Bicocca. Ma da un punto di vista estetico, oltre che concettuale, sta decisamente bene anche alla Naba, la NuovaAccademiadi Belle Arti di Milano, nata oltre trent’anni fa a un passo dal Naviglio Pavese. È l’eccentrico colonnato disegnato da Stefano Boccalini, il suo Meltin Pot 3.0: rappresentazione lineare di quel senso […]
È stato pensato per l’Hangar Bicocca. Ma da un punto di vista estetico, oltre che concettuale, sta decisamente bene anche alla Naba, la NuovaAccademiadi Belle Arti di Milano, nata oltre trent’anni fa a un passo dal Naviglio Pavese. È l’eccentrico colonnato disegnato da Stefano Boccalini, il suo Meltin Pot 3.0: rappresentazione lineare di quel senso di comunione e condivisione che dovrebbe respirarsi all’interno di qualsiasi polo formativo. Una collezione di colonne, costruite guardando a stili e culture diverse, riprodotte nelle loro linee essenziali e spogliate da qualsiasi elemento decorativo: nude nella propria essenzialità, unite da architravi minimal che suggeriscono un viaggio attorno al mondo e dentro le spirali del tempo.
Dalla triade classica – ionico, dorico, corinzio – passando per modelli che arrivano dall’oriente e dalle altre antiche civiltà del Mediterraneo: opportunamente riscalate per non indurre a istituire rapporti di sudditanza o classifiche di gradimento etniche e culturali. Uguali nella loro diversità le colonne di Boccalini, che raccolgono dalla collocazione alla Naba un ulteriore elemento di suggestione: quel rimando chissà quanto volontario ai porticati del ginnasio di Atene, teatro delle lezioni “a passeggio” di Aristotele.
Ed una lezione ha accompagnato la posa di Meltin Pot: ospiti Jaan Toomik, a Milano per l’inaugurazione della sua prima retrospettiva in una galleria italiana (Run, negli spazi di Artra, a cura di Marco Scotini), e il critico Johannes Sarr. Un dialogo a più voci sul fare arte in Estonia: piattaforma straordinariamente allettante per vitalità e freschezza – non si tratta di un joke a sfondo climatico! – ormai emancipata dal difficile rapporto con la cultura post-sovietica.
– Francesco Sala
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