Un pittore e un regista, insieme per imbastire un ritratto cinematografico. A Roma, Asiatica presenta Hometown Boy, racconto in soggettiva di Liu Xiaodong nella sua Taiwan
Incantata la sala 2 della Pelanda di Testaccio, dinanzi a Hometown Boy, diretto da Yao Hung-I, una tra le più interessanti proposte di “Asiatica Film Mediale”. Tra cinema e arti visive, il racconto di Liu Xiaodong descrive il ritorno alla città natale dopo 30 anni di assenza. In chiave intimista, intervallato da appunti sui personaggi che hanno popolato […]
Incantata la sala 2 della Pelanda di Testaccio, dinanzi a Hometown Boy, diretto da Yao Hung-I, una tra le più interessanti proposte di “Asiatica Film Mediale”. Tra cinema e arti visive, il racconto di Liu Xiaodong descrive il ritorno alla città natale dopo 30 anni di assenza. In chiave intimista, intervallato da appunti sui personaggi che hanno popolato la sua infanzia, il famoso pittore taiwanese è seguito dalla cinepresa nelle riflessioni sulla vita e nel suo lento incedere tra i villaggi di campagna.
In principio c’è solo una tela bianca. Poi un gesto, un segno e piano piano appare un universo in soggettiva. “Nel cinema” dice Liu Xiaodong “si possono mostrare tutti i punti di vista. Ma in un quadro un artista deve sceglierne uno solo, il proprio, ed escludere tutti gli altri“. Così vediamo il soggetto del pittore che si prepara, si mette in posa, e mentre la camera gli gira attorno e la luce del sole segna un arco discendente sul quadro, sembra che la rappresentazione pittorica affermi il paradosso della sua oggettività sull’aleatorio divenire della vita.
Presto le campagne si spopoleranno e non ci sarà memoria delle personalità straordinarie che hanno trascorso l’esistenza in umili centri contadini. L’autentica urgenza del pittore è allora quella di documentare spaccati della quotidianità di questi individui.
Liu Xiaodong descrive con affetto e nostalgia la realtà del suo passato nel pieno del suo trascorrere. Di fronte ad un soggetto in carne e ossa, non disegna. Abbozza appena la figura nella sua essenza, con lo stesso pennello con cui, poi, stenderà il colore. Procede per gradi, iniziando col riempire lo sfondo, che è quasi sempre la proiezione mentale del soggetto. Si concentra poi sulla figura umana. In un attimo un’area bianca si staglia piatta dallo sfondo tridimensionale: appare un’espressione, prima ancora del volto. L’attesa, la stanchezza, la rabbia, la fatica, l’usura del tempo. In qull’istante si sente quasi il respiro, l’odore della vita. Ma il quadro è ormai finito ed è il momento di passare a un altro soggetto.
– Federica Polidoro
“Asiatica Film Mediale”
5-13 ottobre 2012
La Pelanda – piazza Orazio Giustiniani 4, Roma
www.asiaticafilmmediale.it
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