Verona Updates: pochi ma buoni? O pochi e basta? Magari invece “giusti”… ma distribuiti male! In vista del rush finale prime impressioni da parte dei galleristi ad ArtVerona
I conti si fanno alla fine, questo è più che ovvio. Ma dopo due giorni di fiera qualche impressione a caldo si potrà pur raccogliere! In attesa del prevedibile flusso domenicale e degli acquisti last minute del lunedì mattina, primo giro di voci e considerazioni su ArtVerona. Lo spazio espositivo resta quello, ma cala il […]
I conti si fanno alla fine, questo è più che ovvio. Ma dopo due giorni di fiera qualche impressione a caldo si potrà pur raccogliere! In attesa del prevedibile flusso domenicale e degli acquisti last minute del lunedì mattina, primo giro di voci e considerazioni su ArtVerona. Lo spazio espositivo resta quello, ma cala il numero delle gallerie (nell’ordine del 20%): la redistribuzione amplia di molto i corridoi e rende tanto arioso l’ambiente da falsare le percezioni. Ne gira di gente? E chi può dirlo? Da più parti registriamo il confronto con MiArt: per molti gli stand serrati della fiera milanese hanno l’effetto specchio di sembrare sempre affollati; a Verona il senso di “sazietà” non te lo darebbe nemmeno un esercito! E allora non si può che vivere di percezioni e sensazioni….
Per Federico Rui le prime ore sono positive: movimento al di sopra delle aspettative, con un pubblico di “qualità”. Gente che si informa a ragion veduta, insomma, non i soliti turisti dell’arte. Scuote la testa, invece, Massimo Biava di Cardelli e Fontana: “collezionisti storici, amici artisti: tanta gente che passa per un saluto. Ma di gente, al momento, davvero poca”. Un colpo al cerchio ed uno alla botte per il berlinese Mario Mazzoli. Che promuove il team di lavoro di Verona, a suo dire uno dei migliori nel rapporto con galleristi che si sentono davvero “coccolati”; ma certo non giubila per un movimento che, a suo dire, risente negativamente delle concomitanze con Frieze e Fiac. Ma soprattutto con lo stillicidio di mostre grandi, medie e piccole che animano il panorama italiano. Alla fine, allora, non resta che appellarsi al fatale buonsenso di Manuela Composti, Ca’ di Fra: essere ottimisti costa tanto quanto essere pessimisti. Allora tanto vale incrociare le dita. E spettare lunedì…
– Francesco Sala
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati