Caro Francesco Bonami, riportare notizie in modo corretto non è mai un crimine. Semmai un crimine è pontificare senza avere approfondito. Come mai dunque oggi su La Stampa ci attacchi goffamente?
Secondo Francesco Bonami, lo scrive oggi su La Stampa, noi di Artribune siamo dei criminali. Motivo? Abbiamo dato la notizia di indagini della Guardia di Finanza durante l’opening di Artissima “spaventando” i compratori e i venditori in fiera. Ma tutto questo non solo è falso, ma è indizio anche di un atteggiamento completamente distorto da […]
Secondo Francesco Bonami, lo scrive oggi su La Stampa, noi di Artribune siamo dei criminali. Motivo? Abbiamo dato la notizia di indagini della Guardia di Finanza durante l’opening di Artissima “spaventando” i compratori e i venditori in fiera. Ma tutto questo non solo è falso, ma è indizio anche di un atteggiamento completamente distorto da parte di Bonami. Partiamo dall’atteggiamento distorto: nessuna Guardia di Finanza, anzi nessuna forza dell’ordine, dovrebbe spaventare chicchessia. Ammenoché il “chicchessia” in questione non sia in cattiva fede o non abbia qualcosa da nascondere. Ma tutto ciò premesso passiamo alla notizia in sé, e vediamo chi è a diffondere notizie false. Ecco i fatti.
Durante l’inaugurazione di Artissima notiamo dei finanzieri in alta uniforme tra i corridoi della fiera. Un po’ sorpresi li fotografiamo. Il mattino successivo pubblichiamo una notizia – che tutti possono ancora leggere – dove mai e poi mai abbiamo accennato a delle indagini delle Fiamme Gialle in fiera. Anzi, al contrario, nella news cerchiamo sì di far riflettere su una presenza ingombrante e inopportuna, ma anche di sdrammatizzare, ipotizzando che si potesse trattare di una performance artistica.
Successivamente (successivamente, Bonami!), Repubblica riprende la nostra notizia e ci ricama sopra pubblicando un articolo titolato “La finanza ad Artissima controlli sui collezionisti”. Un articolo pieno di invenzioni (gli accertamenti in fiera su galleristi e clienti, appunto) che, guardaunpò, il quotidiano di Largo Fochetti ha prontamente cancellato dalle sue pagine (su Google si trova solo la copia cache, che vedete qui sotto). Insomma, tutto chiaro: Artribune, semplicemente facendo il proprio lavoro di organo di settore del mondo dell’arte in Italia, ha pubblicato una notizia in maniera lieve, corretta, addirittura cercando di stemperare qualcosa che tutti i galleristi avevano visto con i loro occhi anche senza il bisogno dei nostri articoli. Poi c’è stata Repubblica che ha ritenuto, sbagliando, di fare opera di infarcimento giornalistico sulla faccenda in maniera così scomposta dall’essere successivamente costretta a cancellare la notizia. E infine c’è Bonami, che a fiera conclusa decide di coinvolgere Artribune nella schiera dei “terroristi” e dei “criminali”. Noi siam qui che attendiamo un briciolo di scuse…
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