Metti un museo tra la montagna e il cielo, sospeso sul lago. L’edificio di Mauro Turin celebra i vigneti nei dintorni di Ginevra. Quando l’immaginazione decide di sfidare il paesaggio
All’inizio era solo un’idea, un’immagine mentale, il progetto di un’utopia. Così Mauro Turin, architetto svizzero, concepì il suo Museo del Vino di Lavaux, regione elvetica celebre per i rigogliosi vigneti terrazzati. A lanciare la sfida fu il design magazine Hochparterre, che ospita una bella rubrica dedicata ai progettisti con la voglia di raccontare un sogno: […]
All’inizio era solo un’idea, un’immagine mentale, il progetto di un’utopia. Così Mauro Turin, architetto svizzero, concepì il suo Museo del Vino di Lavaux, regione elvetica celebre per i rigogliosi vigneti terrazzati. A lanciare la sfida fu il design magazine Hochparterre, che ospita una bella rubrica dedicata ai progettisti con la voglia di raccontare un sogno: idee in libertà, a metà tra calcolo e immaginazione.
Turin si inventa questo spazio espositivo e il successo arriva presto, inatteso: se ne parla, la cosa inizia a rimbalzare, dalle pagine dei giornali agli uffici delle istituzioni, passando per la critica, gli esperti, i cittadini stessi. Il museo del vino piace, convince, è un po’ bizzarro, sicuramente ardito, ma pare fatto apposta per quei luoghi, destinato ad accogliere il passo e lo sguardo di turisti e residenti. Un museo impossibile, landmark per una veduta utopica.
Seducente il concept: un corpo architettonico che si radica nella montagna, agganciato alla roccia solo da un lato, come un rilievo plastico, una metastasi geometrica, un proseguimento innaturale ma armonico del paesaggio. L’altro coté dell’edificio, invece, si tuffa nel vuoto, semplicemente. Senza appiglio, senza il suolo a sorreggerne pareti e struttura, la struttuta si allunga in direzione dell’infinito, tramite una passerella di vetro. Proiettandosi verso le Alpi e puntando al Lago Lemano. Architettura attrattiva, capace di richiamare le masse turistiche, il museo è una gemma incastonata tra le vette alpine, che valorizza ulteriormente una zona dichiarata dall’UNESCO Patrimonio Mondiale dell’Umanità.
Oggi il progetto rischia davvero di trovare una possibilità concreta di sviluppo: l’intenzione di costruirlo c’è tutta e gli architetti dello studio Turin sono a lavoro per elaborare quel primo studio pubblicato su una rivista , preparandosi alla fase operativa. Intanto, anche solo a guardare i randering, la voglia di farsi un viaggetto fin lassù viene eccome. Una passeggiata tra la montagna e il cielo, con i piedi nella roccia e la testa tra le nuvole.
– Helga Marsala
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