Non solo casinò, festival musicali, terme e turismo d’elite. A Saint Vincent è di scena l’arte contemporanea. Giovane ed europea. Al via SVEART, la Biennale che non c’era
Una biennale tutta dedicata ai giovani artisti europei, un progetto di scouting dal respiro internazionale, nato per offrire visibilità ai migliori talenti under 40 del continente, grazie a una rete di cooperazione tra le Accademie di Belle Arti. Ventidue le istituzioni accademiche coinvolte, selezionate tra 21 Paesi dell’UE: sono loro ad aver individuato i 44 […]
Una biennale tutta dedicata ai giovani artisti europei, un progetto di scouting dal respiro internazionale, nato per offrire visibilità ai migliori talenti under 40 del continente, grazie a una rete di cooperazione tra le Accademie di Belle Arti. Ventidue le istituzioni accademiche coinvolte, selezionate tra 21 Paesi dell’UE: sono loro ad aver individuato i 44 artisti chiamati a riflettere sul tema “Europa, giovani, arte e territorio”. Tre di questi, valutati da una giuria di esperti, saliranno sul podio, portandosi a casa i premi in denaro di 3.000, 2.000 e 1.000 euro.
A organizzare “SVEART – Premio Biennale di Arte Europea” sono la città di Saint Vincent e la Regione Valle D’Aosta, col sostengo del Casinò di Saint-Vincent, società privata che sceglie l’arte contemporanea come ulteriore elemento attrattivo su cui investire, a beneficio delle economie turistiche locali. Ed è proprio nel maggiore centro turistico valdostano, tra le mura del Centro Congressi, che gli artisti in short list esporranno, a partire dal 29 novembre, le opere selezionate.
Curatore, insieme a Federico Faloppa, è il critico Paolo Levi, pronto a sottolineare come SVEART sia “un’autorevole alternativa a realtà consolidate quali la Biennale di Venezia, perché è un progetto capace di rompere gli schemi e sovvertire le regole di un mercato asfittico e spesso chiuso, nel quale i giovani faticano sempre più a inserirsi”.
E in effetti, se di premi e kermesse tutti italiani, rivolti ai giovani artisti, ce ne sono forse fin troppi, per lo più si tratta di canali vincolati a dinamiche di sistema, espressioni di un manistream che, per vocazione, resta poco sensibile a ciò che sta oltre, accanto, sotto. Regole di mercato, come sottolinea Levi, che diventano anche, necessariamente, regole di forma, di stile, di approccio, di contenuto persino. La (buona) maniera del circuito che conta. Quanto di più inconciliabile ci sia, a ben vedere, rispetto al concetto stesso di “scouting”.
Nell’attesa di verificare quanto questa – sana e vitale – propensione alla rottura e alla ricerca, sia poi sostenuta da una effettiva qualità di opere e di talenti, si prova a scommettere su quella che potrebbe rivelarsi una nuova, grande realtà di supporto del contemporaneo in Italia. Qualcosa che non c’era, non in questi termini. Qualcosa che si collochi, però, anche al di là della solita proposta didattica che non decolla, tra format scolastici e contributi ancora troppo acerbi o, per l’appunto, di maniera.
L’altra piattaforma con cui SVEART si troverà a fare i conti, è chiaramente la BJCEM, o Biennale del Mediterraneo, che nei suoi vent’anni di storia ha più volte fatto tappa in Italia. E che proprio in Italia tornerà, nel 2013, avendo scelto la città di Ancona come sede della sua sedicesima edizione. Collaborazioni da inventare, dialoghi possibili su cui puntare.
– Helga Marsala
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati