Otto ore a Palazzo Isimbardi insieme al pubblico. A Milano David Goldenberg ci racconta la sua Post Autonomy. Una lunga performance, promossa da Glenda Cinquegrana
“La perdita è il concetto base di questa performance, in cui si sostanzia la riflessione sul fallimento culturale e politico delle nostre società, assieme alla consapevolezza che il neoliberismo globale ha livellato al grado zero il nostro modo di concepire la cultura. Una cultura che esclude ormai posizioni differenti, possibilità di critica, d’arte, di linguaggio […]
“La perdita è il concetto base di questa performance, in cui si sostanzia la riflessione sul fallimento culturale e politico delle nostre società, assieme alla consapevolezza che il neoliberismo globale ha livellato al grado zero il nostro modo di concepire la cultura. Una cultura che esclude ormai posizioni differenti, possibilità di critica, d’arte, di linguaggio e di pensiero. Come trovare nel caos un cammino che possa condurci verso una nuova posizione e un nuovo spazio culturale? Quello che faremo è tracciare alcune riflessioni sul potenziale rappresentato dalla Post Autonomy, per realizzare concretamente un ingresso in questo nuovo spazio di libertà che chiamiamo Post Autonomy o la Seconda Storia dell’Arte”.
Sono parole di David Goldenberg, artista inglese, classe 1956, ospite del milanese Palazzo Isimbardi, per un evento pensato come completamento del lavoro iniziato lo scorso ottobre, presso la galleria Glenda Cinquegrana. Una performance, quella di domenica 25 novembre, che fa parte di un percorso già avviato, tutto incentrato su quest’idea di perdita come preludio a nuovi incipit: a partire dalla débâcle contemporanea, dallo smarrimento di codici, appigli, valori, si attivano percorsi di riscrittura, tra spostamenti prospettici e nuove traiettorie. Il tutto sfruttando la metafora dello spazio fisico e del suo attraversamento. Ed ecco che i partecipanti sono chiamati, come ci racconta David, “a meditare nell’arco di otto ore, camminando attraverso il palazzo degli anni Trenta ed il cortile tardo quattrocentesco del Palazzo, carico di opere d’arte e di memorie, legate all’origine dell’arte e della storia: qui si troveranno a cercare di qualcosa che hanno perso, senza la consapevolezza di aver perduto qualcosa”.
Non un’esplorazione fine a se stessa, però. Il pubblico, insieme all’artista, darà vita a un grande disegno sul pavimento-lavagna: bianco su nero, per una identificazione del cammino, che è anche traccia di una nuova mappa mentale e culturale. Otto ore di permanenza, di dialoghi, di idee, di suggestioni raccolte e prodotte. Otto ore per generare segni e contenuti che sulla storia stessa, sul linguaggio e sul senso della memoria riflettono. Provando a ripartire, proprio da qui. Perché, in sintesi, lo scopo è quello di “riconoscere la perdita e il disorientamento e attribuirle un valore positivo, come segno di trasformazione”.
L’intera giornata sarà ripresa da una telecamera: dalla lunga documentazione video prodotta, un breve frammento significativo sarà estrapolato per Artribune Television. Una testimonianza di questa tappa milanese di “Post Autonomy”, da condividere con il pubblico del web.
– Helga Marsala
25 novembre 2012
ore 10-18
Palazzo Isimbardi
Corso Monforte, 35, I- 20122, Milano
www.glendacinquegrana.com
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