Rifiutare la progettualità, in tempi di crisi? Sembra strano, ma è la soluzione proposta a Firenze Scandicci dalla settima edizione di Zoom: fra teatro, danza e performance
L’opera teatrale non è come un quadro, un dipinto concluso dentro la sua cornice. Lo spettacolo è un “mai finito”, un’opera che per realizzarsi deve mantenersi sempre viva. Questa l’opinione di Giancarlo Cauteruccio, direttore artistico di un Festival giunto alla sua settima edizione, che conferma ancora una volta la sua indagine non convenzionale nei territori […]
L’opera teatrale non è come un quadro, un dipinto concluso dentro la sua cornice. Lo spettacolo è un “mai finito”, un’opera che per realizzarsi deve mantenersi sempre viva. Questa l’opinione di Giancarlo Cauteruccio, direttore artistico di un Festival giunto alla sua settima edizione, che conferma ancora una volta la sua indagine non convenzionale nei territori della new performing art nazionale. Il titolo scelto quest’anno è Qui & Ora: una dichiarazione di contemporaneità nient’affatto banalizzante, ma attenta alle problematiche sociali, oltre che culturali. Perché se la crisi in corso soffoca la creatività dei giovani artisti italiani, il Teatro Studio di Scandicci diviene il luogo dove la sperimentazione può trovare nuova linfa vitale. E in questo settimo Zoom Festival, troveranno anche ampio spazio le arti visive, con la specifica sezione curata da Pietro Gaglianò, che sceglie anch’egli un benjaminiano Hic et nunc per descrivere il suo impegno.
La programmazione parte martedì 6 novembre alle ore 21, con il Gruppo Nanou che presenta lo spettacolo di danza On Air. Nei giorni successivi, con due appuntamenti per ogni serata, si susseguiranno sul palco Macelleria Ettore_teatro al kg, Laminarie (con una performance ispirata da Jackson Pollock), Maktub noir, Opera, Fibre Parallele, Fagarazzi Zuffellato e, in prima nazionale, Costanza Givone e Clinica Mammut. Il programma comprenderà anche una tavola rotonda nella mattinata di sabato 10, per discutere “modelli e autorganizzazione tra critici e autori di teatro”. All’insegna delle arti visive sarà poi la serata di domenica 11, in cui oltre alla performance collettiva di Fosca, saranno presentate le performance d’artista di Elena Nemkova e Luca Pucci/Emanuele De Donno. La prima, un’indagine sulle possibilità estreme del linguaggio, partendo da uno studio scientifico sugli effetti neurobiologici dell’uso di alcool; la seconda, un laboratorio di ricerca sul ballo, inteso nella sua dimensione più viscerale. A chiudere il calendario (nella serata di lunedì 12), sarà un omaggio a Ingeborg Bachmann, esito del laboratorio La parola e la luce. Un progetto frutto della collaborazione degli allievi dell’Accademia delle Belle Arti e dell’Università di Firenze, che concluderà all’insegna del “working in progress” un Festival che non vorrebbe mai pronunciare la parola “fine”.
– Simone Rebora
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati