Un velo e il gioco è fatto: pubblico in tilt alla performance di Maria José Ariona. Il suo streeptease non svela nulla, ma mette a nudo le prevenzioni nei confronti del corpo femminile. A Milano come a Marrakech
Ti immagini che l’effetto, nell’islamica Marrakech, deve essere stato decisamente diverso rispetto a quello sortito nella cristianissima ma laica Milano. E invece lei, Maria José Arjona, colombiana classe ‘73, a fine performance confida che la risposta del pubblico, benché su sponde diverse del Mediterraneo, non è stata in fondo troppo dissimile. Missione compiuta allora per […]
Ti immagini che l’effetto, nell’islamica Marrakech, deve essere stato decisamente diverso rispetto a quello sortito nella cristianissima ma laica Milano. E invece lei, Maria José Arjona, colombiana classe ‘73, a fine performance confida che la risposta del pubblico, benché su sponde diverse del Mediterraneo, non è stata in fondo troppo dissimile. Missione compiuta allora per la sua All the Others In Me, performance che approda allo spazio Dušan dopo l’esperienza alla Biennale della città marocchina: un lavoro intenso, che annichilisce ogni pregiudizio possibile e si concentra sulla prevenzione globale nei confronti della femminilità.
Pubblico stranito, così come doveva essere:la Arjona si presenta completamente bardata di nero e da vita ad un finto streeptease; le movenze sono placide e sinuose, quasi una danza sciamanica; ma sotto ogni strato di tessuto, calza o reggipetto che sia, si nasconde un altro capo di vestiario. Un gioco ininterrotto di scatole cinesi, che prolunga l’attesa all’infinito, nella tensione emotiva di un irrisolto circolo vizioso. Ti aspetti un nudo che non arriva mai: nella performance, curata da Julia Draganović e Claudia Löffelholz per LaRete Art Projects, la cinica e ironica critica all’immagine diffusa di un corpo femminile mercificato senza ritegno.
– Francesco Sala
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