Amore e Gelosia, fra Budapest e Firenze. Non è il titolo di un nuovo romanzo: è la storia di un successo italiano, protagonisti Bronzino e l’Opificio delle Pietre Dure
C’è una fetta di Italia che continua a fare l’Italia, ovvero ad eccellere a livello mondiale, anche nell’ambito dei beni culturali. E di questa fetta fa sicuramente parte l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, una delle più importanti e prestigiose istituzioni al mondo nel campo del restauro. Per la quale continuano a giungere riconoscimenti da […]
C’è una fetta di Italia che continua a fare l’Italia, ovvero ad eccellere a livello mondiale, anche nell’ambito dei beni culturali. E di questa fetta fa sicuramente parte l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, una delle più importanti e prestigiose istituzioni al mondo nel campo del restauro. Per la quale continuano a giungere riconoscimenti da istituzioni internazionali: nel caso in questione dall’Ungheria, dal Szépművészeti Múzeum di Budapest, che nel 2010 affidò proprio ai laboratori toscani il restauro dell’opera Venere, Amore e Gelosia di Agnolo di Cosimo, detto il Bronzino.
Durante le operazioni di restauro sull’opera – esposta anche nella mostra Bronzino. Pittore e poeta alla corte dei Medici, tenutasi a Palazzo Strozzi fra il 2010 e il 2011 -, sono emerse importanti novità, come la scoperta del volto di satiro con espressione ammiccante all’altezza della schiena del bambino in primo piano. Scoperte sorprendenti, possibili grazie all’indagine multispettrale N.I.R, condotta dall’Istituto Nazionale di Ottica del CNR di Firenze. Ora, conclusi gli ultimi interventi di consolidamento del colore e di pulitura, lunedì 24 dicembre, dopo 2 anni di lavoro, l’opera riprenderà la via di casa. Artribune ne ha approfittato per documentare l’operazione, con qualche immagine degli interventi e dell’opera restaurata…
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