E Vittorio Sgarbi chiede i danni al Ministero della Cultura. Troppo stress, insonnia e sofferenze a causa degli anni passati sotto Bondi e Galan a preparare la Biennale
Se ti promettono 10mila euro al mese, in due anni di lavoro te ne aspetti – al netto delle tasse – circa 200mila. Se però, alla fine di 24 mesi di sudore e fatica, ti arriva un solo bonifico da 117 euro e trentasei centesimi… beh, un pochino ti innervosisci. E se sei tipo sensibile, […]
Se ti promettono 10mila euro al mese, in due anni di lavoro te ne aspetti – al netto delle tasse – circa 200mila. Se però, alla fine di 24 mesi di sudore e fatica, ti arriva un solo bonifico da 117 euro e trentasei centesimi… beh, un pochino ti innervosisci. E se sei tipo sensibile, diciamo pure umorale, ci sta che somatizzi: fino a soffrire di insonnia, fino ad accusare tutti i disturbi tipici dati da un forte stato di stress. E quindi, di rigore, è comprensibile tu ti rivalga sul tuo datore di lavoro, che ha promesso ma non mantenuto.
Si aspettava un bel gruzzolo Vittorio Sgarbi, ma non ha avuto altro che briciole: scatta l’istanza di mediazione, intentata dai suoi legali, nei confronti del Ministero dei Beni Culturali, che parrebbe reo di non aver saldato il pattuito al termine di due anni vissuti pericolosamente. Quelli a cavallo del passaggio di consegne tra i dicasteri Bondi e Galan; quelli a ridosso della bagarre biennalistica; quelli per cui il Vittorio nazionale si aspettava somme mai ottenute. Una questione tutta lagunare, perché oggetto nel contendere è proprio il lavoro svolto per il Padiglione Italia; ma soprattutto l’incarico di responsabile delle “opere complementari e di adeguamento funzionale del cantiere delle Grandi Gallerie di Venezia”: una nomina a Soprintendente rigettata per ben due volte dalla Corte dei Conti, fino all’inevitabile sostituzione di Sgarbi con Giovanna Damiani.
Vecchie storie, ma non così antiche: vicende che Sgarbi non è disposto a veder passare in cavalleria. Da qui la richiesta di un risarcimento di 250mila euro, motivata dal danno economico, morale, di immagine e di salute subito. Il Ministero annuncia che non comparirà in udienza, ed è un peccato: l’immagine di uno Sgarbi che, in aula, inveisce contro funzionari e burocrati con il classico anatema del “Capra, capra, capra!” sarebbe stata imperdibile…
– Francesco Sala
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