Il trionfo del gusto latinoamericano. Bene le aste di New York, con il solito gruppo di aficionados e i nomi storici del settore. Da Botero a Matta, pochi picchi ma un successo stabile
Momento fortunato per l’arte latinoamericana. Continua a crescere la schiera di appassionati del genere, che regolarmente, in autunno e in primavera, si riversano a New York subito dopo le aste d’arte contemporanea. Probabilmente è questa una delle poche categorie rimaste che sia ancora oggetto di un interesse autentico da parte dei collezionisti, fuori dalle mire […]
Momento fortunato per l’arte latinoamericana. Continua a crescere la schiera di appassionati del genere, che regolarmente, in autunno e in primavera, si riversano a New York subito dopo le aste d’arte contemporanea. Probabilmente è questa una delle poche categorie rimaste che sia ancora oggetto di un interesse autentico da parte dei collezionisti, fuori dalle mire di puri investitori e speculatori. Un coinvolgimento testimoniato anche dai numeri: aste sempre affollatissime, con compratori che rivaleggiano tra loro in prima persona, al contrario dei classici rendez-vous di contemporaneo, in cui le offerte arrivano spessissimo via telefono.
Quello dell’arte latinoamericana è un settore di mercato che assicura rendimenti molto modesti, ma che ha il vantaggio di presentare una volatilità bassa. Lo scorso 19 novembre Sotheby’s ha totalizzato $19.3 milioni, una percentuale di venduto dell’89% e del 92% per valore; il 20 novembre Christie’s ha portato a casa $18 milioni, 68% di venduto per lotto e 82% per valore; lo stesso giorno Phillips de Pury ha raggiunto $3.2 milioni, il 76% di venduto per lotto e 74% per valore.
Anche in questo comparto sono stati battuti molti record d’artista: da Christie’s addirittura 30, tra cui Arnaldo Roche Rabell, Tomás Sánchez, Olga de Amaral, Carmen Herrera, Iberê Camargo, Oscar Muñoz; da Sotheby’s 6, ovvero Claudio Bravo, Dr. Atl, Jesús Rafael Soto, Gego, Guiseppe Leone Righini, Pietro Gualdi; da Phillips 5, Antonio Dias, Lygia Pape, Waltércio Caldas, Eduardo Hoffmann, Miguel Rio Branco.
Tra i top lot: Antonio Dias per Phillips, con l’opera Free Continent: Natural Richnesses, 1968-1969, battuta a $434.500; per Sotheby’s un importante risultato dell’artista cileno Roberto Matta con Nada, opera dipinta durante la seconda guerra mondiale (nel 1943 per l’esattezza), acquistata per $1.8 milioni. Infine, da Christie’s, top lot per Fernando Botero, l’artista latinoamericano più conosciuto e costoso, con Horse, scultura in bronzo del 1999 battuta a 938.000 dollari, seguita da Nun eating an apple, olio su tela di dimensioni 90x100cm, venduto per $602.500. Il record dell’artista era stato ottenuto un anno fa, sempre da Christie’s, con la scultura Dancers, del 2007 ($1.76 milioni).
Protagonisti indiscussi delle aste di arte latinoamericana sono, tradizionalmente, gli esponenti dell’Astrattismo, come Jesus Raphael Soto, e del Surrealismo, come Matta, Wifredo Lam e Remedios Varo. E mentre i prezzi per i capisaldi storicizzati si rivelano molto stabili – senza gli eccessi conosciuti dai coevi americani o tedeschi – i giovani talenti, soprattutto brasiliani, mostrano un mercato che di semestre in semestre registra prezzi in forte aumento, con in testa Beatriz Milhazes e Adriana Varejao. Entrambe le artiste, però, hanno segnato i loro top price durante le aste di arte contemporanea e non in quelle del settore latinoamericano: la Milhazes a novembre da Sotheby’s New York ($2milioni) e a giugno da Christie’s Londra ($937,250); la Varejao, nel 2011 da Christie’s a $1.7 milioni, e lo scorso novembre da Sotheby’s New York a $1.1 milioni.
– Martina Gambillara
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