Ricordando Brancusi. Jimmie Durham a Palazzo Reale di Napoli celebra la potenza del legno e della pietra lavica, con una grande personale. Videoblitz di Artribune e qualche scatto
Continuano i blitz di Artribune tra le grandi mostre del weekend dell’Arte di Napoli. Dopo Sol LeWitt al Madre, un salto nella Sala Dorica di Palazzo Reale, dove è di scena Jimmie Durham, con una bella personale a cura della Fondazione Morra Greco. Qualche scatto rubato la sera dell’opening, insieme a un piccolo video – catturati […]
Continuano i blitz di Artribune tra le grandi mostre del weekend dell’Arte di Napoli. Dopo Sol LeWitt al Madre, un salto nella Sala Dorica di Palazzo Reale, dove è di scena Jimmie Durham, con una bella personale a cura della Fondazione Morra Greco. Qualche scatto rubato la sera dell’opening, insieme a un piccolo video – catturati dalla nostra Diana Gianquitto -, per darvi un assaggio di questo significativo progetto, concepito per l’occasione dal grande artista, saggista, poeta e attivista politico americano, tra le più interessanti figure del panorama creativo internazionale contemporaneo.
L’ambiente espositivo diventa spazio contemplativo, surreale, ambiguo mix tra una foresta incantata e una vecchia fabbrica: astrazioni, forme cangianti ed assemblaggi, con cui Durham costruisce un paesaggio impossibile, mettendo insieme massi di pietra lavica, frammenti di metallo industriale e alcune sculture realizzate con il legno quattro tipologie di alberi (due olivi millenari provenienti dalla Puglia, un noce molisano, un castagno e vari alberi tropicali).
Straordinario omaggio a Constantine Brancusi, “Wood, stone and friends” conferisce una centralità fortissima ai materiali, alla loro potenza tattile, visiva, persino olfattiva, provando a coglierne l’essenza: un percorso che conduce all’idea più che alla forma, lungo il filo di mutazioni spazio-temporali necessarie, slegate dai codici, dalle forzature e dalle simbolizzazioni umane. L’azione dell’artista si fa qui strumento per una decostruzione culturale dell’oggetto, liberato dal controllo del linguaggio e ripensato come frammento di natura, di cui portare a galla le proprietà intrinseche, i timbri sotterranei, le memorie arcaiche.
Per godervi dal vivo la mostra, dopo questa piccola preview su Artribune, avete tempo fino al prossimo 27 febbraio.
– Helga Marsala
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