Scoperto il modello della Cupola del Brunelleschi? A Firenze c’è aria di scoop, attorno ai lavori per l’ampliamento del Museo dell’Opera del Duomo
La data prevista è ottobre 2015. E salvo imprevisti (o ordinaria amministrazione) il Museo dell’Opera di Santa Maria del Fiore a Firenze raddoppierà i suoi spazi espositivi, inglobando l’ex-Teatro degli Intrepidi, già acquisito nel 1998. Il nuovo, enorme spazio permetterà la realizzazione di una spettacolare sala “dell’Antica Facciata”, che conterrà la ricostruzione in scala reale […]
La data prevista è ottobre 2015. E salvo imprevisti (o ordinaria amministrazione) il Museo dell’Opera di Santa Maria del Fiore a Firenze raddoppierà i suoi spazi espositivi, inglobando l’ex-Teatro degli Intrepidi, già acquisito nel 1998. Il nuovo, enorme spazio permetterà la realizzazione di una spettacolare sala “dell’Antica Facciata”, che conterrà la ricostruzione in scala reale della facciata trecentesca del Duomo di Arnolfo di Cambio. Subito di fronte, le tre porte del Battistero, finalmente restaurate. E se la Porta del Paradiso di Lorenzo Ghiberti (dopo 27 anni di lavori!) è già pronta, per le altre due è ancora difficile azzardare una data di fine lavori. Conseguenza più immediata della messa in opera del progetto di Adolfo Natalini e Guicciardini & Magni, sarà la chiusura del Museo a partire dalla prossima primavera. Unico spazio a restare visitabile sarà il cortile interno, sede provvisoria della restaurata Porta del Paradiso.
Ma la notizia più straordinaria, che ha presto suscitato il (cauto) entusiasmo del Sottosegretario Roberto Cecchi, è stata la scoperta, proprio nell’area in cui fu il cantiere per la Cupola del Brunelleschi, dei resti di una cupoletta tagliata. L’immediata riconoscibilità della tecnica a “spina-pesce”, unita al parere tiepidamente favorevole della Soprintendenza Archeologica, ha portato Francesco Gurrieri (docente in Restauro dei Monumenti all’Università degli Studi di Firenze) a sostenere che “questa ‘Cupoletta dell’Opera’ possa essere ricondotta al ‘cantiere brunelleschiano’, in quei sedici anni meravigliosi (1420 – 1436) in cui Brunelleschi voltò la grande Cupola”. Da qui a proporre che la cupoletta sia il modello per la grandiosa opera adiacente, il passo è breve. E se Gurrieri ancora non azzarda l’attribuzione, l’idea vibra intensa tra le sue parole.
Certo l’opportunità di un nuovo scoop si accorderebbe perfettamente alla spettacolarità del progetto in atto. Ma al previsto boom di turisti e di attenzione mediatica, si accompagnerebbero rischi molto più insidiosi, una volta avventurati lungo il terreno (minato) delle questioni attributive. Per il momento, tutti concordano piuttosto nel vedere il rinvenimento come la conferma di una più moderna concezione del restauro. Non più semplice ripristino di una bellezza perduta, ma recupero di un sistema di tecniche e conoscenze che nessun progresso dovrebbe cancellare. Ma è questo il vero termine della questione? Di fronte a tutti gli interessi, le emozioni e le speculazioni in ballo, possiamo riservarci qualche dubbio.
– Simone Rebora
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