Abiti in pelle di salmone e cotone naturale: al San Carlo di Napoli debutta l’opera green. Allestimento ambientalista per la “Rusalka” di Dvořák, con i costumi ecosostenibili di Mateja Benedetti. E il pubblico sfila sul blu carpet con abiti a km 0
Non c’è il mare in Boemia, e così ci si deve arrangiare con ninfe silvane e spiritelli lacustri. Banalizzando un po’ la trama si può dire che la Rusalka musicata oltre un secolo fa da Antonin Dvořák è una specie di Sirenetta mitteleuropea: con la storia d’amore tra la bellezza sovrannaturale e il principe sventurato […]
Non c’è il mare in Boemia, e così ci si deve arrangiare con ninfe silvane e spiritelli lacustri. Banalizzando un po’ la trama si può dire che la Rusalka musicata oltre un secolo fa da Antonin Dvořák è una specie di Sirenetta mitteleuropea: con la storia d’amore tra la bellezza sovrannaturale e il principe sventurato funestata dall’immancabile strega cattiva, armata di filtri, pozioni e tutto l’armamentario infernale che si può immaginare. Il libretto originale firmato da Jaroslav Kvapil, che attinge al repertorio fiabesco della tradizione orale slava, ricostruisce un’arcadica armonia tra uomo e ambiente: carattere esaltato nell’allestimento dell’opera oggi in cartellone al San Carlo di Napoli. Dove la bella Rusalka si ritrova eroina decisamente green, al limite del no-global: la regia firmata da Manfred Schweigkofler, direttore artistico del Teatro Comunale e Auditorium di Bolzano, spinge nell’accentuare il divario tra i limiti insiti nell’uomo e la preponderante placida potenza di una natura lussureggiante. Sottolineata dalla scene multimediali di Christoph Grigoletti e Claudio Schmid, in un caleidoscopio di videoproiezioni e giochi illuminotecnici. Ma a fare di Rusalka, in programma dal 19 al 29 gennaio, un’opera davvero ambientalista sono soprattutto i costumi di scena, disegnati da Mateja Benedetti e realizzati con materiali riciclati o a impatto prossimo allo zero. Se il cotone lavorato senza l’impiego di metalli pesanti può sembrare poco bizzarro, che dire delle finiture in pelle di salmone, ottenuti maneggiando gli scarti dell’industria alimentare?
Il lavoro della designer slovena è spunto per una serie di interventi a corredo della messa in scena dell’opera, funzionali alla promozione della cultura del riciclo e dell’ecocompatibile: idea mai banale per una città costantemente alle prese con le difficoltà di uno smaltimento rifiuti che spesso puzza di ecomafie. In occasione della prima saranno i ragazzi di due scuole superiori locali, nelle serate successive toccherà allo stesso pubblico in sala: si accede al teatro sfilando lungo un blu carpet con la possibilità – per chi indossa abiti o accessori a chilometro e impatto zero – di partecipare ad un vero e proprio concorso di moda. Nel foyer, tra appetizer a tema, pure due sale trucco “da campo”: dove farsi incipriare il naso tra un atto e l’altro. Ovviamente con cosmetici di origine naturale.
– Francesco Sala
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