Caos e caso: comunicazioni involontarie e inconsapevoli alla Fondazione Mudima. Dall’Austria a Milano la performance del progetto “Campo Visivo”, benedetta da Nanni Balestrini
Dodici tartarughe, ironicamente di specie graeca, rivoltate sul proprio guscio all’interno di un bacile. La ripresa a camera fissa del loro disperato tentativo di capovolgersi: agitano concitate le zampe, si dondolano sul carapace; poi prendono a spingersi, toccarsi, fare leva l’una col corpo dell’altra. Fino a riuscire, tutte, a rimettersi in carreggiata. Si intitola Solidarietaet […]
Dodici tartarughe, ironicamente di specie graeca, rivoltate sul proprio guscio all’interno di un bacile. La ripresa a camera fissa del loro disperato tentativo di capovolgersi: agitano concitate le zampe, si dondolano sul carapace; poi prendono a spingersi, toccarsi, fare leva l’una col corpo dell’altra. Fino a riuscire, tutte, a rimettersi in carreggiata. Si intitola Solidarietaet il video presentato alla Fondazione Mudima di Milano da Gertrude Moser-Wagner, ma di solidale ha solo il risultato finale e non l’intenzione. Anzi: la salvezza del gruppo nasce da un’ansia di sopravvivenza ciecamente individuale, dall’istinto che porta gli animali a sfruttare la presenza dell’altro per mettersi al sicuro, insensibili a qualsiasi pretesa condivisione. Efficace la visione che introduce la serata conclusiva di un percorso partito da Vienna e passato da Graz, trovando a Milano l’ultima riflessione di un manipolo di artisti e performer austriaci: tema dell’indagine è il “Campo Visivo”, cono ottico che delimita una percezione della realtà raccontata attraverso il mattone di una parola che è elemento base della comunicazione. E dunque del fraintendimento.
Introduce la serata Nanni Balestrini, tocca poi all’azione di Doris Jauk-Hinz ed Eva Ursprug: con la complicità del pubblico scrivono in aria, usando bandierine da segnalazione, parole che vanno da vista a colletivo. Il linguaggio è quello della nautica, ignoto ai più: sconosciuto, soprattutto, agli stessi improvvisati performer, che si trovano megafono passivo di una voce che non possono comprendere.
– Francesco Sala
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