Circumnavigando l’arte contemporanea, in sei tappe. Quante sono le parole indagate da Maurizio Ferraris con i suoi ospiti, al Madre di Napoli. Un progetto insieme a LabOnt
Un dialogo in sei step, distribuiti lungo 6 mesi, per indagare cuore e sfumature di sei parole chiave. A condurre c’è il filosofo Maurizio Ferraris, che incontra altrettanti personaggi di spicco della scena delle arti visive, della letteratura, della cultura contemporanee. Si chiama Sei parole per l’arte ed è un progetto promosso dal Madre da […]
Un dialogo in sei step, distribuiti lungo 6 mesi, per indagare cuore e sfumature di sei parole chiave. A condurre c’è il filosofo Maurizio Ferraris, che incontra altrettanti personaggi di spicco della scena delle arti visive, della letteratura, della cultura contemporanee. Si chiama Sei parole per l’arte ed è un progetto promosso dal Madre da LabOnt, Laboratory for Ontology, tra gennaio e maggio 2013, che include anche dei seminari d’approfondimento per gli studenti dei Licei e delle Accademie.
Si parte il 14 gennaio con la parola “oggetto”; in dialogo con Ugo Nespolo, Ferraris parte dall’intuizione concettuale di Duchamp per arrivare all’eccentrica rivoluzione del banale incarnata dal pop, ragionando su una doppia traiettoria: se è vero che qualsiasi cosa può diventare opera d’arte, è ancora più vero che l’pera d’arte è prima di tutto una cosa. Il 4 febbraio di parla del “senso” insieme a Werner Gephart, tra e teoretica, estetica, semiotica: una stessa etimologia, per addentrarsi tra i labirinti della sensazione, del significante e del significato. Il 4 marzo è la volta dell’”emozione”, insieme a Mauro Covacich. L’arte è concetto e o sentimento, riflessione o vibrazione emotiva? Due piani distinti ma non incompatibili, intorno a cui si è costruita tutta l’arte del ‘900.
E poi lo “stile”, altro termine fondamentale in cui l’artista si definisce e si racconta, occupando il proprio “luogo”: la misura dell’unicità, o l’elemento che accomuna singoli soggetti, singole opere, singole storie? Se ne parla con Paolo D’Angelo. Con Giorgio Vasta si ragiona invece sulla natura e la funzione di un “documento”, il 15 marzo, affrontando il tema dell’archiviazione: l’esigenza di conservare, ricordare, catalogare, che siano memorie o che siano opere, esse stesse custodite come reperti detro appositi spazi, secondo appositi metodi, per una fruizione collettiva.
E si chiude, l’8 maggio, con la parola forse più complessa, ambigua, irriducibile a definizioni univoche. “Che cos’è la “bellezza”? si chiederanno Maurizio Ferraris e Mimmo Paladino, sfidando dei misteri più fitti della storia dell’uomo: verità? Soggettività? Gusto? Parametro? Un affare vecchio, che non è più centrale, o l’unica vera meta di chi fa arte e di chi ne gode?
Un viaggio dentro a un mini glossario del contemporaneo, provando a tracciare possibili sentieri del senso.
– Helga Marsala
www.labont.it/sei-parole-per-larte
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