Le figlie di Eva. Ma non chiamatele donne: Andrea Bruciati allestisce all FaMa Gallery di Verona un universo tutto al femminile in sei capitoli, ecco chiccera all’opening
Elogio alla femminilità ed opening pre Arte Fiera per Andrea Bruciati e FaMa Gallery di Verona, che per il progetto Le figlie di Eva registrano, in termini di pubblico, il tutto esaurito. Ecco Chiccera: da Francesca Ferrarini a Giorgio Fasol, da Sissi a Matteo Fato, da Michele Chiossi e Chiara Guidi, e così via. E […]
Elogio alla femminilità ed opening pre Arte Fiera per Andrea Bruciati e FaMa Gallery di Verona, che per il progetto Le figlie di Eva registrano, in termini di pubblico, il tutto esaurito. Ecco Chiccera: da Francesca Ferrarini a Giorgio Fasol, da Sissi a Matteo Fato, da Michele Chiossi e Chiara Guidi, e così via. E c’erano, ovviamente, le artiste: sei, giovani e italiane. Si tratta di Paola Angelini, Elenia Depedro, Sara Enrico, Mariangela Levita, Silvia Mariotti, Giusy Pirrotta, per un percorso tutto al femminile, che tuttavia non è didascalico e non invoca un’arte a misura di donna, relegandola in un microcosmo stereotipato. Non ci sono dunque rivendicazioni femministe, né corpi turbati ed esposti a sguardi indiscreti, né narrazioni diaristiche; il percorso progettato da Bruciati ha messo in campo sei espressioni dell’arte di una generazione che si realizza attraverso tutti i media.
Così, la Angelini propone il suo bestiario, in una pittura che unisce al gesto vigoroso, il racconto del reale; la Depedro unisce installazione e performance per riformulare il mondo intorno a sé attraverso un nuovo racconto, la Pirrotta fa dialogare realtà e finzione, sconvolgendone e rimontandone i codici, attraverso il video, l’installazione ed una serie di diapositive sovrapposte, la Levita radicalizza nei suoi wallpainting il linguaggio pittorico, la Mariotti, traccia con scatti di desolazione, in cui blocca il tempo, nuove geografie dei suoi luoghi, la Enrico annulla ogni riferimento alla figurazione, passando con disinvoltura dalla superficie alla dimensione oggettuale. Ne abbiamo parlato con il curatore, durante l’inaugurazione. Beccatevi la videointervista e la fotogallery…
– Santa Nastro
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