L’esercito dei meglio vestiti dell’art world. Classifica d’eleganza per Artinfo, che dopo i primi 30 ne aggiunge altri 20. Da lady Abramovic ai mitici Gilbert&George. E se per l’Italia ci provasse Artribune?
Lo scorso agosto avevano scelto i primi 30. Il pantheon dei meglio vestiti dell’art system secondo Artinfo. Aggirandosi tra opening di musei e gallerie, fiere, talk e party esclusivi, sono stati studiati, osservati, fotografati e poi selezionati i vip dell’arte più stilosi, quelli che davvero lasciano il segno in quando ad outfit. Qualcuno campione dell’eccentrico, […]
Lo scorso agosto avevano scelto i primi 30. Il pantheon dei meglio vestiti dell’art system secondo Artinfo. Aggirandosi tra opening di musei e gallerie, fiere, talk e party esclusivi, sono stati studiati, osservati, fotografati e poi selezionati i vip dell’arte più stilosi, quelli che davvero lasciano il segno in quando ad outfit. Qualcuno campione dell’eccentrico, qualcun altro del minimal più ricercato; chi fedele a un personal look, indelebile marchio di fabbrica, chi abile anticipatore di tendenze.
C’era l’82enne Yayoi Kusama, strepitosa nei suoi pois virali a contrasto; c’erano Chuck Close, fotografato con una mise afro multicolor, e Marina Abramovic, dark lady con un’aura di cadore; e poi Rachel Feinstein, signora in rosso, anzi in bordeaux, tunica in voile d’ispirazione greco-romana; Terece Koh, metrosexual style con pelliccia bianca su completo casual, bianco pure quello; Kehinde Wiley, tappezzeria damascata azzurro cielo, mix smagliante di pop e barocco; Cecilia Dean di Vsionaire, fanatica del vintage, un po’ torta mariage, un po’ petalo di rosa, avvolta tra virginali balze; Dasha Zikhova, madama bon ton al profumo di rubli, che sceglie un Vuitton fiorato e molto easy. E via così, stilando una sfiziosa classifica del best of dell’eleganza, tra curatori, artisti, galleristi, collezionisti, critici, editori.
Oggi, a distanza di cinque mesi, Artinfo ci prova, rimpinguando la sua lista. Ecco così altri 20 nomi, scovati qui e là tra una festa e un’inaugurazione. Johnson Chang, curatore Hong Kong based, sfoggia la semplicità di una coreana champagne: castigato e ossequioso della tradizione. Sam Taylor-Wood è una di quelle che col casual ci vanno a nozze, raffinata anche con niente: pantaloni in pelle, sciarpona di lino, maglia grigia e blazer discreto: leggerezza metropolitana. Tutto l’opposto per Knight Landesman, editore di Artforum, che ostenta con ironia tutto il suo (quarto) potere, con un insolito all red: giacca, cravatta e pantaloni di un rosso squillante, bilanciato dalla linearità della mise. La gallerista Jeanne Greenberg Rohatyn punta su un tripudio di pizzi in chiave “signorina bene”, ma esagera nelle scarpe: fasce, lacci, bande e quattro colori, per un sandalo-scultura dal piglio rock.
Gilbert&George ci stanno di diritto, a portare in alto la bandiera del classico, con i loro completi in tweed tailor made, armonie gemellari di senape e marrone, che più british non si può. La classe non è acqua, ed è anche molto mascolina, per Mario Testino, che si infila in un abito nero, come la cravatta, con camicia bianca d’ordinanza; alta sartoria, tagli sportivi e tessuti morbidi: effetto seduttore chic della porta accanto. Accanto a lui farebbe la sua degna figura una come Nathalie de Gunzburg, capa della Dia Art Foundation, famme fatale in bronzo lucido, tutto uno sfavillio di sorrisi e curve metallizzate.
E allora, per vedere questo ed anche il resto, spulciatevi la gallery. E diteci che ne pensate: se la stessa cosa la facessimo ogni tanto pure noi, pescando tra gli opening nostrani? Una mano a beccare i migliori ce la dareste? Andate in giro, osservate, scattate e mandateci un po’ di foto…
– Helga Marsala
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