Memorie dalla seconda guerra mondiale, evocando una “Storia naturale della distruzione”. Roberto Paci Dalò in mostra a Berlino, da Mario Mazzoli. Tutte le foto
Il tema è quello della distruzione: un‘appassionata e dettagliata cronaca dell’orrore che, nel saggio pubblicato da W. G. Sebald nel 1977, Luftkrieg und Literatur, toccava un nervo scoperto della coscienza civile tedesca. Argomento tabù, fino a poco tempo fa: la Germania, con l’incubo della seconda guerra mondiale, aveva visto frantumarsi sotto una pioggia di bombe […]
Il tema è quello della distruzione: un‘appassionata e dettagliata cronaca dell’orrore che, nel saggio pubblicato da W. G. Sebald nel 1977, Luftkrieg und Literatur, toccava un nervo scoperto della coscienza civile tedesca. Argomento tabù, fino a poco tempo fa: la Germania, con l’incubo della seconda guerra mondiale, aveva visto frantumarsi sotto una pioggia di bombe mai vista prima d’allora, centotrentuno città tedesche. Mostruoso il bilancio, con seicentomila morti e sette milioni di senzatetto. Un senso di colpa difficile da espiare, un nodo storico luttuoso la cui eleborazione ha richiesto anni di lavoro, sul piano del sentimento collettivo e della prassi politica.
Da qui parte Roberto Paci Dalò, scegliendo questo durissimo testo di Sebald come spunto teorico da cui avviare una riflessione, poi tradotta in un originale percorso espositivo di taglio museale. La mostra, dal titolo Luftkrieg, è ospitata dalla Galerie Mario Mazzoli di Berlino, fino al prossimo 13 gennaio: un nuovo, significativo step nel percorso della galleria attraverso la sound art.
Oggetti, opere, suggestioni di corpo, immagine, luce e suono, sono dislocati nello spazio, come una partitura sospesa tra il visibile e l‘invisible. Il trauma della distruzione bellica rivive, come un’eco malinconica e ancora bruciante, all’interno del dispositivo sensoriale concepito da Paci Dalò, artista visivo, compositore, musicista e regista, qui impegnato con un progetto inedito, a cui hanno collaborato Jeff Mann e Damiano Bagli: l’idea è quella di dar vita a un unico ambiente immersivo, in cui oggetti sonori, installazioni interattive, disegni, sculture e film sono allestiti in modo da creare un’opera “totale”, in simbiosi con l’ambiente. Memorie da un tempo mai rimosso e mai risolto, in cui si impastano, a livello dell’immaginazione e della percezione, la caligine dei bombardamenti, l’estetica delle macerie, il senso dello scontro e la mesta liturgia della guerra, il brulichio di città sommerse e decadenti, i suoni delle sirene, lo stridore del metallo arrugginito, i rumori di vecchie radio e le voci registrate nelle cabine di pilotaggio degli aerei militari. E intanto la Storia scorre, tra le pagine e le stanze, relativa eppure inesorabile. Come il tempo di un congegno interattivo, nascosto dentro a un orologio a pendolo…
– Helga Marsala
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