Museo mio, quanto mi costi! Per evitare che la crisi allontani la gente dall’arte ci si attrezza al meglio: saldi al Maxxi con la Melandri; a Barcellona, se sei disoccupato, entri gratis al MNAC
Quando la coperta è corta è tutto un gran tirare, perché restare con i piedi fuori ti lascia il cerino in mano. E con quello, al più, ti bruci le dita: mica ti ci scaldi. Davanti alla più alta crisi dei consumi dai tempi del dopoguerra, con un calo su base annua che sfiora il […]
Quando la coperta è corta è tutto un gran tirare, perché restare con i piedi fuori ti lascia il cerino in mano. E con quello, al più, ti bruci le dita: mica ti ci scaldi. Davanti alla più alta crisi dei consumi dai tempi del dopoguerra, con un calo su base annua che sfiora il 3%, a rischiare per primo i geloni e le conseguenti, dolorose e irreparabili amputazioni, è – naturalmente – il comparto più debole e fragile. Quello considerato tragicamente superfluo ed effimero, al meglio sacrificabile: perché per quanto si tiri la cinghia il frigorifero bisogna pur sempre riempirlo, mentre alla cultura si può più o meno faticosamente rinunciare. Cultura in senso lato: a tremare è tutto il settore dello svago e dell’intrattenimento, con i cinema che – nel solitamente prolifico periodo natalizio – hanno perso l’8% del pubblico e oltre il 4% degli incassi rispetto all’anno precedente.
E se la gente non ha i soldi per permettersi la settima arte, vuoi che ne scucia per le altre? I musei, allora, corrono ai ripari: nel tentativo di confermare quel trend positivo che ha mandato in archivio il 2012 come un anno in crescita nel volume generale degli accessi a mostre e collezioni.
Parte con Giovanna Melandri la campagna “Saldi!” al Maxxi, che fino al 20 gennaio, consente l’accesso al museo a prezzo ridotto (da 11 ad 8 euro); offrendo agli under26 la possibilità del 2×1. Così se porti la morosa a vedere Kentridge o Grazia Toderi puoi fare il galante che offre lui: tanto paghi un biglietto solo.
A Torino hanno capito che abbonarsi alla rete dei musei, con accessi scontati a mostre e collezioni varie, conviene: non se le aspettavano, sotto la Mole, le 52mila tessere emesse nel 2012; 43mila delle quali solo nello scorso mese di dicembre. Segno che non sono pochi quanti hanno scelto di mettere cultura sotto l’albero, in primis quelle aziende – Lavazza, Unicredit, Telecom, Intesa San Paolo – che hanno effettuato acquisti in stock da elargire a clienti e dipendenti. A chi, invece, un lavoro non l’ha più strizza l’occhio il MNAC di Barcellona, altra città dove in pochi arrivano sereni alla fine del mese. Accesso gratuito ai disoccupati, esteso a chiunque nelle serate del sabato e ogni prima domenica del mese: il tutto in un museo dove il 50% dei visitatori entra già gratis, e il 22% lo fa sfruttando agevolazioni e riduzioni sul biglietto.
Di contro c’è chi fino ad oggi ha consentito ingressi gratuiti, e ora prova a monetizzare. Fissato per i prossimi giorni a Pavia il tavolo di confronto tra soprintendenza e amministrazione provinciale (già, esistono ancora): si punta a capire come fare a introdurre l’accesso a pagamento alla Certosa, con i suoi 700mila visitatori annui tra i monumenti più visitati di Lombardia.
– Francesco Sala
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