Riapre la Bibliotheca Hertziana: dieci anni di lavori, a Roma, per il restyling firmato Juan Navarro Baldeweg. Palazzo storico fuori, scrigno ultramoderno dentro.
Si può pensare ad un intervento di forte e massiccia contemporaneità all’interno del tessuto urbanistico più storicizzato, fisso e ingessato al mondo? Certamente: e senza nemmeno gridare allo scandalo, all’eresia, alla calata dei lanzichenecchi che distruggono le bellezze nostrane. Basta rispettare le regole, affidare la questione a gente che sa il fatto proprio e avere […]
Si può pensare ad un intervento di forte e massiccia contemporaneità all’interno del tessuto urbanistico più storicizzato, fisso e ingessato al mondo? Certamente: e senza nemmeno gridare allo scandalo, all’eresia, alla calata dei lanzichenecchi che distruggono le bellezze nostrane. Basta rispettare le regole, affidare la questione a gente che sa il fatto proprio e avere tutta la pazienza del mondo: per sopportare intoppi e rispettare vincoli di ogni genere e grado.
Una corsa a ostacoli quella dell’Istituto Max Planck per la storia dell’arte, da dieci anni impegnato a dare nuova dignità alla sede della Bibliotheca Hertziana, istituzione ospitata nello splendido – ma inospitale – complesso diviso tra il secentesco Palazzo Zuccari e l’adiacente Palazzo Stroganoff. Sul Pincio, nel cuore di Roma. Da cento anni casa della collezione lasciata all’Italia da Henriette Hertz, mecenate d’alteri tempi, che ha offerto alla collettività un patrimonio – in costante arricchimento – di circa 200mila volumi, cui si somma una fototeca dalla ricchezza impressionante e un gruppo di preziosi reperti antiquari, oggi raccolti alla Galleria Nazionale d’Arte Antica. Un tesoro da sempre conservato oltre il mascherone che da su via Gregoriana, ma che soffriva sempre più gli schiaffi del tempo: problemi strutturali, impossibilità di adeguamento alle norme di sicurezza e necessità di maggiore spazio hanno spinto al bando del concorso internazionale vinto, nel 1995, da Juan Navarro Baldeweg. Un cono rovesciato di vetro e acciaio, quasi si trattasse di un imbuto: questa la nuova biblioteca, insieme contenuto (è collocata all’interno del complesso architettonico, rimasto doverosamente intatto all’esterno) ma anche contenitore, poiché accoglie il nucleo della collezione. La struttura poggia su una palafitta che preserva la sottostante villa di Lucullo: non si può scavare un metro, a Roma, senza scoprire qualcosa; il rinvenimento della domus del condottiero e mecenate, di cui si leggono alcuni terrazzamenti e le linee del ninfeo, ha impedito di gettare fondamenta tradizionali e imposto l’articolata nuova soluzione. Ad essere interessato dal restyling anche il piccolo Villino Stroganoff, prossimo a diventare centro polifunzionale dove accogliere – insieme agli uffici dell’Istituto Planck – anche spazi per eventi e tavole rotonde. L’opera è già stata consegnata e inaugurata, ma il ritorno a regime – dopo un’ovvia apertura a singhiozzo – è fissata per il 1 febbraio; costo dell’operazione circa 23 milioni di euro: almeno sei quelli in arrivo da sponsor privati.
– Francesco Sala
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