Perché le grandi gallerie italiane disertano le fiere nazionali? Artefiera si prepara al via forte dell’impegno dei nuovi direttori: ma defezioni e squilibri “campanilistici” influenzano le liste degli espositori
Prendiamo – giusto a titolo di esempio – le nove gallerie italiane che, come abbiamo appena annunciato, parteciperanno in maggio alla seconda edizione di Frieze New York. Raffaella Cortese, Massimo De Carlo, kaufmann repetto, Alfonso Artiaco, T293, Continua, Massimo Minini, Franco Noero, Lorcan O’Neill. Di queste, soltanto una – la Continua – sarà presente ad […]
Prendiamo – giusto a titolo di esempio – le nove gallerie italiane che, come abbiamo appena annunciato, parteciperanno in maggio alla seconda edizione di Frieze New York. Raffaella Cortese, Massimo De Carlo, kaufmann repetto, Alfonso Artiaco, T293, Continua, Massimo Minini, Franco Noero, Lorcan O’Neill. Di queste, soltanto una – la Continua – sarà presente ad Artefiera Bologna. Perché? Perché le gallerie italiane disertano le fiere sul suolo patrio?
Riflessione che viene a mente, andando a vedere – come facciamo sempre per le fiere all’estero – la composizione della pitlane della fiera che si inaugura il prossimo giovedì. Un’edizione, come ormai tutti sanno, che è la prima dopo un roboante cambio di direzione: e che per certi versi va quindi considerata un po’ un’edizione 2.0, con la coppia Spadoni-Verzotti che si trova ad ereditare una fiera ancora al vertice a livello nazionale, ma con una certa crisi strisciante già da qualche anno. Non va dimenticato l’”Aventino” sul quale salirono lo scorso anno le gallerie milanesi, che portò alla diserzione di molti espositori top dal capoluogo lombardo. Diserzione dei milanesi che poi si è estesa anche – in molti casi – ad Artissima: quindi qui non è questione di quale fiera, o quale direttore; pare esserci un atteggiamento determinato, forse finalizzato a sostenere Miart. Non può in ogni caso mancare un rimprovero proprio alla classe dei galleristi: come possono lamentarsi di un “sistema” che in Italia non cresce e non si struttura, se poi sono loro i primi a sottrarsi nei momenti importanti? D’accordo che, come noi di Artribune sosteniamo da tempo, in Italia c’è una proliferazione abnorme di fiere: ma perché questo deve condurre ad ignorare anche le più grandi?
E veniamo a questa edizione 2013. A questa situazione di impasse, non si poteva chiedere di trovare soluzione ai nuovi direttori, in pochi mesi di lavoro. Certo, gli sforzi fatti si percepiscono, e fra le 135 gallerie al via a Bologna non mancano nomi trainanti – da Lia Rumma a Galleria dello Scudo, per fare qualche nome -, in grado di dare qualità e spunti di interesse al percorso. Ma il fatto che manchino moltissime delle prime gallerie a livello nazionale, di quelle sempre presenti agli appuntamenti internazionali – da De Carlo a Noero, anche qui per fare solo qualche nome – deve far riflettere sulla necessità di una sterzata. Molte di loro mancavano anche nelle ultime edizioni dell’”era Evangelisti”, quindi anche qui non c’è uno specifico addebito ai nuovi direttori. Per tornare – come era – una delle maggiori fiere europee, Artefiera deve per prima cosa riconquistare la fiducia delle grandi gallerie nazionali: come fare? Se avete idee, il commentario è a vostra disposizione…
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